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dalla-chiesa-carlo-alberto-web1di AMDuemila - 8 novembre 2013
Proseguono gli interrogatori di Giovanna Galatolo, figlia del boss Vincenzo “Enzo” Galatolo, ex boss dell'Acquasanta. Dopo aver intrapreso la strada di collaboratrice di giustizia, la donna sta rivelando nuovi dettagli della famiglia mafiosa, che sarebbe ancora comandata dal padre nonostante si trovi dietro le sbarre. Sebbene Enzo Galatolo debba scontare un ergastolo per aver preso parte all'omicidio del generale dalla Chiesa (in foto) (è coinvolto anche nel fallito attentato all'Addaura contro Falcone) secondo la figlia il boss “comanda ancora dal carcere”.
"Sono a conoscenza di fatti relativi a Cosa nostra – ha detto la dichiarante, sulla quale non pendono precedenti penali ma che ora è indagata per reato connesso – in quanto spesso ascoltavo quello che dicevano mio padre e i suoi familiari e sodali. Non facevo parte dell'associazione, ma spesso ho ripulito delle abitazioni che avevano ospitato latitanti e lavato vestiti imbrattati di sangue come quelli di Francesco Madonia e Francesco Di Trapani". Le sue dichiarazioni entreranno nel processo che vede alla sbarra Angelo Galatolo (anche lui ritenuto coinvolto nel fallito attentato all'Addaura, nell'ambito di un atro processo) e Franco Mineo, ex deputato regionale di Grande Sud e accusato di intestazione fittizia di beni aggravata, peculato, malversazione ed usura. I pm Dario Scaletta e Pierangelo Padova ritengono inoltre che abbia fatto da prestanome ad Angelo Galatolo, al quale avrebbe versato degli affitti ricavati da alcuni locali adibiti ad uso commerciale.

Giovanna Galatolo passa poi a raccontare degli assetti del clan: “Oggi le persone più attive nel territorio dell'Acquasanta sono mio padre, Stefano Fontana deceduto da poco, i suoi figli Gaetano, Giovanni, Angelo che spacciano stupefacenti e si dedicano ad attività estorsive anche se la raccolta estorsiva è una prerogativa dei Galatolo”, e ancora: “Mio cugino Angelo di Gaetano è da qualche anno attivo nel territorio di Carini”.
In seguito le vengono mostrate le foto di alcune persone sospettate di essere vicine ai Galatolo, ma la donna non mostra di riconoscerle. Di Franco Mineo sostiene di ricordare “che persone che si chiamavano Mineo frequentavano la famiglia di Di Trapani, Ciccio e Nicola, avevano intestato dei beni a tale Mineo ditte che costruiscono infissi siti in via don Orione e via Montalbo” mentre per Filippo Franzone, pur non riconoscendolo, ricorda “che i Franzone erano dei ragionieri che si occupavano della contabilità delle ditte che operavano nei cantieri navali; in particolare di essermi recata presso il loro studio su incarico di mio padre”. Angelo Galatolo, invece, lo riconosce subito, e ne descrive gli interessi riconducibili a “cooperative che operano nei cantieri navali” e ad alcune “ditte che producono sacchetti, piatti, bicchieri e posate di plastica” oltre a riscuotere “somme a titolo di estorsione”. Mostrate alla dichiarante anche le foto di Pietro e Gaetano Scotto, di cui la Galatolo ricorda solo i nomi. Pietro è stato condannato per aver intercettato il telefono della madre del giudice Paolo Borsellino, mentre Gaetano era stato accusato insieme ad altri dal falso pentito Scarantino di essere coinvolto nella strage di via D'Amelio. Con la testimonianza di Gaspare Spatuzza le accuse erano cadute per tutti, ma Scotto era rimasto ugualmente in carcere per scontare altre condanne.
La figlia del boss descrive poi il giro d'affari diretto dai Galatolo, concentradosi poi sul sequestro preventivo del bar Nuova Esedra, di una merceria e del negozio di abbigliamento Vegard, tutti all'Acquasanta: “Il bar Esedra era gestito da mio zio Giuseppe che lo aveva affidato ad una sua amante soprannominata 'la napolitana'. So che è rimasto nell'orbita di Cosa nostra anche dopo la sua cessione. So che mio cugino Angelo di Gaetano aveva interesse in questo bar. So che il negozio Vegard era di interesse di mio cugino Angelo il quale era in società con un certo Barbaner; accanto a questo negozio c'era un altro esercizio chiamato Proibito e Angelo investiva i soldi della famiglia Galatolo”.

ANTIMAFIADuemila
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