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argo-tabelloneAffari internazionali con il clan canadese dei Rizzuto
di Aaron Pettinari - 8 maggio 2013

Con una vasta operazione questa mattina i carabinieri del Comando provinciale di Palermo e del Ros hanno eseguito 21 fermi nei confronti di diverse persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, rapine, detenzione di armi, scambio elettorale politico mafioso e traffico internazionale di droga. Un'indagine avviata nel 2011 che ha permesso di disarticolare il mandamento di Bagheria che si era riorganizzato dopo le operazioni Perseo nel 2008 (con l'arresto del capomafia Scaduto) e Pedro nel 2011. Dopo quest'ultima, con l'arresto di Antonino Zarcone, al vertice del mandamento si instaurava Giacinto Di Salvo, già capo famiglia di Bagheria, in passato ritenuto responsabile di aver favorito anche la latitanza di Bernardo Provenzano.

Le indagini hanno dimostrato come ancora l'organizzazione mafiosa sia strutturata secondo il tradizionale assetto verticistico dove vengono continuamente usati i vecchi metodi di affiliazione come la ‘punciuta’ e la presentazione dei nuovi affiliati ai mafiosi più anziani. "La mafia - ha detto il Procuratore aggiunto Leonardo Agueci - mantiene intatti gli schemi classici di controllo nonostante anni di lotte e di arresti. Non si occupa solo di estorsioni, di rapine, di droga o di influire sull'attività politica”. Ne è la prova il fatto che uno degli esponenti del clan si sarebbe attivato per interrompere una relazione sentimentale tra un uomo e una donna entrambi sposati. L'amore extraconiugale secondo i boss avrebbe potuto compromettere la “credibilità” dell'organizzazione. Così, con una serie di avvertimenti verbali, l'uomo sarebbe stato invitato a desistere dal rapporto adulterino. Le nuove leve, poi, venivano definite come “cavalli da trotto”, da “addestrare” con forza: “Quando vedi che nella salita fanno le bizze… piglia e colpisci con il frustino…. sulle gambe… che loro il trotto non lo interrompono… purtroppo i cavalli giovani così sono”, dice un uomo d'onore ad un altro affiliato.

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Nel corso dell'indagine, coordinata dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, emerge come Cosa nostra se da una parte continua a vedere nell'imposizione del pizzo, pagabile tramite denaro con l'esecuzione di determinati lavori o con l'assunzione di personale e ancora uno dei sistemi più semplici per manifestare la propria autorità nel territorio, dall'altra allarga i propri orizzonti promuovendo nuove attività di controllo con la gestione del gioco d'azzardo.
E non manca lo sguardo internazionale. Grazie alla collaborazione con la Royal Canadian Mounted Police, è emersa l’esistenza di un raccordo operativo nel settore degli stupefacenti tra Cosa nostra bagherese e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto.
Dal giugno 2012 infatti si era trasferito proprio a Bagheria lo spagnolo Juan Ramon Fernandez Paz, affiliato al clan Rizzuto, estradato dal Canada dopo aver scontato la propria condanna. In Sicilia non era giunto per fare il turista. Ufficialmente istruttore di arti marziali in una palestra, in realtà a Bagheria aveva trovato i giusti agganci per dare vita ad un nuovo giro d'affari tra la Sicilia e il Canada. Affari di droga con l'importazione di pillole di ossicodone, una particolare sostanza stupefacente largamente diffusa nel Nord America. In Italia è facilmente reperibile anche in farmacia grazie alla presentazione di una ricetta medica. E se un pacchetto costa 100 euro, ogni pillola in Canada veniva rivenduta a 5 dollari canadesi. In totale tre le spedizioni effettuate sull'asse Palermo-Montreal per un giro d'affari di circa 80-100mila euro a spedizione (una delle quali intercettata dagli investigatori).
Inoltre è emerso il forte contrasto all'interno del clan Rizzuto che sta dando vita ad una guerra di mafia. Da una parte Vito Rizzuto, tornato in libertà nell'ottobre 2012 dopo 8 anni di detenzione, dall'altra Raynal Desjardin, suo luogotenente, che durante il periodo di detenzione aveva avviato una vera scalata al potere. 
Gli investigatori della polizia canadese, parlando di Juan amon Paz Fernandes detto “Joe Bravo”, dicevano che è uno dei più fidati collaboratori di don Vito Rizzuto. "E' un gangster perfetto", scrivono gli investigatori canadesi nei loro rapporti: "E' un idolo per molti ed è temuto da tutti".

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A Bagheria, per visitarlo e parlare con lui, c'era la fila. Il blitz nella notte però non ha avuto fortuna, Joe Bravo è scappato assieme ad un altro mafioso canadese che era venuto a trovarlo.
Finiti in manette invece gli altri capimafia tra cui Sergio Rosario Flamia, collaboratore di Di Salvo e cassiere del mandamento di Bagheria, e i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia.
Tra gli indagati anche un candidato della Lega Nord alle ultime elezioni politiche: si tratta del sindaco di Alimena, piccolo centro del palermitano, Giuseppe Scrivano, al quale è stata notificato un avviso di garanzia per voto di scambio. Dall'indagine, coordinata dalla Dda di Palermo, è emerso che alle ultime elezioni regionali dell'ottobre scorso, Scrivano, che era candidato con la Lista Musumeci, risultava il primo dei non eletti della sua lista per le Regionali 2012, con 4.166 voti. Avrebbe contattato persone ritenute vicine a Cosa nostra per avere voti. Il tutto, secondo gli inquirenti, in cambio di denaro. “Si è detto molte volte che la mafia ha un forte potenziale di voti a disposizione quindi la tentazione di alcuni politici che non seguono una rigorosa linea morale di utilizzare questo serbatoio di voti è grande” ha commentato il procuratore di Palermo Francesco Messineo.

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Sequestrati inoltre beni per oltre 30 milioni di euro. Si tratta di beni mobili, immobili e complessi aziendali tra cui locali notturni della movida palermitana, agenzie di scommesse, imprese edili e supermercati. Tra questi anche il pub 'Villa Giuditta', noto in tutta la città.
“C’è un rinnovato interesse di Cosa nostra per il traffico di droga, ritenuto un business utile a riempire le casse dei clan” – ha aggiunto Messineo commentando il blitz dei carabinieri. “Restano ferme – ha continuato – le attività estorsive che proseguono a tappeto”. Il procuratore ha inoltre spiegato come “Dall'operazione antimafia emergono dei rapporti tra la Cosa nostra e ambienti mafiosi canadesi, rapporti che in realtà sono collaudati da anni. In questo caso abbiamo avuto una ulteriore prova di rapporti tra Cosa nostra e il Canada. E' stato verificato il contatto di esponenti importanti della criminalità organizzata canadese che hanno gestito un importante traffico di sostanze stupefacenti con Cosa nostra siciliana”.

I nomi dei 21 fermati

01.     DI SALVO GIACINTO, nato Bagheria 17 mag 43, capo mandamento mafioso di Bagheria
02.     FLAMIA SERGIO ROSARIO, Palermo 21 feb 63, capo mandamento mafioso di Bagheria
03.     GIRGENTI SILVESTRO, nato Palermo 27 mag 71
04.     BRUNO SALVATORE GIUSEPPE, nato Bagheria 01 gen 77
05.     MOZDAHIR DRISS, nato palermo 09 feb 87
06.     CENTINEO FRANCESCO, nato Palermo 15 set 84
07.     GAGLIANO VINCENZO, nato Palermo 04 ott 64
08.     GRANITI VINCENZO, nato Bagheria 08 gen 65
09.     LIGA PIETRO, Palermo 11 apr 66
10.     FONTANA SALVATORE, nato Misilmeri (Pa) 09 apr 50
11.     CIRRINCIONE MICHELE, nato Palermo 15 set 84
12.     LEONFORTE ATANASIO UGO, nato Ficarazzi (Pa)  12 MAG 55
13.     LAURICELLA SALVATORE, nato Palermo 28 set 76
14.     GRANA’ PIETRO, nato Altavilla Milicia (Pa) 01 dic 41
15.     LA MANTIA ROSARIO, nato Palermo 07 ago 64
16.     PURPI RAFFAELE, nato Palermo 10 ott 66
17.     GENNARO VINCENZO, nato Palermo 28 lug 57
18.     GUAGLIARDO UMBERTO, nato Palermo 13 gen 89
19.     TIRRENA PIETRO, nato Palermo 21 gen 75
20.     CARBONE GIUSEPPE SALVATORE, nato Palermo 22 ago 69
21.     MONTESANTO SETTIMO, nato Casteldaccia  04 ott 62

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