Intanto è mistero sulla mancata presenza di telecamere in cella
di Aaron Pettinari - 23 febbraio 2013
L’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale del capomafia corleonese Bernardo Provenzano, ha depositato nei giorni scorsi alle Procure di Caltanissetta e Palermo una richiesta di revoca del carcere duro per il suo assistito.
L'istanza era stata annunciata da qualche tempo e ieri è stata formalmente presentata ai pm affinché la mandino al Guardasigilli competente sull’applicazione del 41 bis ai capimafia. Secondo la legale, viste le gravissime condizioni mentali di Provenzano, reduce da un intervento al cervello, la funzione preventiva del carcere duro, istituito per impedire i contatti tra i boss detenuti e l’associazione mafiosa, sarebbe venuta meno.
Tre giorni fa i medici dell’ospedale di Parma che hanno in cura il padrino di Corleone ne hanno disposto il trasferimento dal nosocomio nella sezione ospedaliera del carcere. Il capomafia era stato ricoverato per essere sottoposto a un'operazione alla testa a seguito di una caduta in cella. Su quanto accaduto in carcere a Parma i magistrati di Palermo, che indagano sulla trattativa Stato-mafia, hanno anche disposto un’indagine accurata.
A quanto pare il capomafia, da quando è detenuto a Parma così come a Novara, a differenza di altri boss mafiosi non ha mai avuto una telecamera in cella. Eppure durante il primo anno di detenzione, presso il carcere di Terni, Provenzano è stato monitorato 24 ore su 24 dalla videosorveglianza.
I pm di Palermo cercheranno di far luce sui motivi che hanno portato alla soppressione delle telecamere in cella.
Sin dal momento dell'arresto, avvenuto l'11 aprile 2006, attorno al capomafia corleonese si sono verificate una serie di vicende misteriose su cui ancora deve esser fatta luce. La prima riguarda la notizia, poi rivelatasi falsa, pubblicata su La Repubblica, secondo cui il figlio di Riina al momento dell'ingresso di Provenzano al carcere a Terni avrebbe dichiarato “Questo sbirro qui l'hanno portato?”. Un altro aspetto inquietante riguarda le richieste ricevute dall'ex capo dell'ufficio detenuti del Dap, Sebastiano Ardita, per spostare Provenzano dal carcere di Terni a quello de L'Aquila.
Lo stesso Ardita ha poi raccontato di un'altra notizia falsa, diffusa sui giornali, riguardo ad una presunta torta di compleanno consegnata in carcere al capomafia corleonese. Una notizia falsa in quanto in quel giorno vennero servite crostatine piccole della Mulino Bianco a tutti i detenuti.
Negli ultimi tempi poi si sono verificati gli episodi del tentato suicidio e della caduta dal letto.
Per quanto riguarda il capomafia il prossimo 28 febbraio il gup Morosini incaricherà i periti di completare i test – le operazioni dovrebbero cominciare l’1 marzo – per accertare se è in grado di partecipare coscientemente al procedimento sulla trattativa. La sua posizione è stata stralciata da quella degli altri imputati. Nel caso di responso negativo l’udienza dovrebbe essere sospesa.