di AMDuemila - 1°settembre 2012 - VIDEO ALL'INTERNO
Così come era accaduto nel 1992 "oggi assistiamo ad una ulteriore destabilizzazione fatta da menti raffinatissime contro la magistratura e contro il capo dello Stato". Con queste parole si è espresso il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso intervenuto alla Festa del Pd a Reggio Emilia in merito alle polemiche attorno alle intercettazioni che hanno coinvolto Napolitano.
"Le stragi mafiose del '92 si inserivano in una strategia più ampia che tendeva a mantenere l'esistente ed a fermare la spinta al cambiamento -ha affermato Grasso - oggi c'è una ulteriore destabilizzazione fatta da menti raffinatissime contro la magistratura e contro il capo dello Stato".
Ha anche ricordato "tutto quello che è successo nel 1993" che non è stato "addebitato alla mafia" e citando "situazioni pericolose, allarmi sociali: bombe sui treni, bombe che non dovevano esplodere; l'attacco a Saxa Rubra sede della Rai, black out a palazzo Chigi, il rinvenimento di una Cinquecento con esplosivo a Palazzo Chigi che non doveva esplodere".
Oltre a tutti questi episodi di intimidazione, ci sono stati gli attentati messi a segno da Cosa Nostra. "La falange armata - ha spiegato Grasso - rivendicava gli attentati ai palazzi di giustizia e alle caserme dei carabinieri. Tutte queste cose le faceva la mafia". "Sembra quasi che le stragi mafiose, che sicuramente hanno fatto i mafiosi - ha aggiunto Grasso - e questo siamo riusciti una volta tanto ad accertarlo, si inserissero in una strategia più ampia che cercava di destabilizzare o meglio di conservare l'esistente".
L'obiettivo per Grasso era "più che destabilizzare, frenare la spinta al cambiamento". "Qui in Italia abbiamo sempre assistito a questo - ha poi concluso - e oggi è possibile che siamo in presenza di un'ulteriore destabilizzazione, fatta anche questa da menti raffinatissime, contro la magistratura contro il capo dello Stato".
Per il Procuratore Nazionale per mettere fine al cancro mafioso "serve una mobilitazione come quella che ci fu nelle campagne alla nascita della Repubblica, e bisogna risolvere anche il problema sociale: non si può parlare di cultura della legalità a chi ha il figlio che ha fame e piange: quella persona cercherà altrimenti nelle organizzazioni criminali il modo per soddisfare i propri bisogni".
L'intervento del procuratore nazionale antimafia alla Festa Democratica Nazionale di Reggio Emilia