di Anna Petrozzi e Lorenzo Baldo - 17 luglio 2012
E’ stato assolto Saverio Romano, l’ex ministro dell’agricoltura, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Per il giudice dell’udienza preliminare Fernando Sestito non sarebbero state sufficienti le prove o comunque incerte o contraddittorie, come recita l’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale con il quale è stato prosciolto l’imputato. La vicenda processuale era iniziata 8 anni fa, in seguito alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che collocavano Romano in quell’entourage di contatti e personaggi vicini alla famiglia mafiosa di Villabate.
Per due volte la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione per mancanza di prove, ma dopo le indicazioni del Gip che aveva ordinato l’imputazione coatta e il sopravvenire di nuovi elementi, il pubblico ministero, rappresentato dall’aggiunto Ignazio de Francisci e dal sostituto Nino Di Matteo, si era convinto della fondatezza delle accuse e aveva chiesto una condanna a 8 anni di reclusione.
Al momento del pronunciamento della sentenza l’onorevole Romano, che in mattinata aveva voluto fare un’ultima accorata dichiarazione spontanea trattenendo a stento l’emozione, non era presente. C’era, al suo posto, un folto gruppo di suoi sostenitori che ha accolto la sentenza tra lacrime e abbracci.
La motivazione della sentenza, fissata nei termini di 90 giorni, spiegherà nei dettagli quali delle prove non sono state ritenute dal giudice sufficientemente convincenti e come sono state valutate le sue relazioni dirette con soggetti condannati sia per mafia che per concorso esterno.
Solo dopo averle lette la Procura di Palermo deciderà se opporre appello.
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