di AMDuemila - 28 giugno 2012
Palermo. Torna ad essere caldo l'ambiente all'interno della Procura di Palermo. Stavolta al centro del dibattito vi è la cattura dell'ultimo padrino latitante, il boss trapanese Matteo Messina Denaro. L'altro ieri un blitz ha decapitato le cosche di Agrigento: 47 fermi e in cella, ancora una volta, quello che, per gli inquirenti, sarebbe diventato il capo della provincia, Leo Sutera, vecchio boss da sempre vicino a Messina Denaro.
Un'operazione “intempestiva”, secondo il procuratore aggiunto Teresa Principato la quale, assieme ai sostituti Marzia Sabella e Paolo Guido aveva chiesto il rinvio della retata sostenendo che avrebbe bruciato l'inchiesta dei carabinieri del Ros che proprio attraverso Sutera speravano di arrivare al latitante trapanese. Ma i colleghi titolari del fascicolo sui clan di Agrigento, guidati dall'aggiunto Vittorio Teresi, non sarebbero stati d'accordo e hanno spinto per andare avanti. Alla fine l'ultima parola l'ha detta il procuratore Francesco Messineo che, autorizzando il blitz, ha dato il via ai fermi.
La Principato ha scritto una mail, divulgata agli altri colleghi della dda in cui parla di “mortificazione della professionalità” mentre il Ros, secondo quanto riportato dall'Ansa, minaccerebbe di interrompere le ricerche del superlatitante. Ieri, dopo la lettera della collega, è' intervenuto in prima persona Messineo che ha difeso la propria scelta. “L'operazione - ha scritto – di fatto e' pronta dai primi di maggio. Abbiamo già dilazionato i termini per consentire che andassero avanti le indagini su Messina Denaro”. '”Ora - ha spiegato - ho ritenuto preminente rispetto al possibile approfondimento della linea investigativa già da tempo in atto l'esecuzione di un provvedimento doveroso avuto riguardo alla gravita' dei fatti accertati'”. Successivamente alla mail della Principato avrebbe replicato, sempre via mail, anche il pm Vittorio Teresi, che ricostruisce i vari passaggi dell'indagine spiegando la scelta dell'arresto di Sutera per bloccare l'attività estorsiva sul territorio.
Il personaggio. Il boss Leo Sutera, 62 anni, di Sambuca di Sicilia, da sempre vicino alla mafia corleonese e in rapporti strettissimi con Messina Denaro, da due anni era intercettato dal Ros, e di recente era stato oggetto di approfondimenti anche da parte dei servizi segreti. Qualche mese fa, gli 007 dell’Aisi avevano addirittura trovato le tracce di un pizzino scritto da Messina Denaro a Sutera. Scarcerato nel 2007 dopo essere stato arrestato in flagranza durante un summit di mafia in corso a Santa Margherita Belice e avere scontato una condanna a 6 anni per associazione mafiosa, il capomafia, soprannominato 'il professore', compare nei pizzini trovati nel covo di Bernardo Provenzano il giorno del suo arresto. ''Il professore'' fu incaricato dal padrino di Corleone di dirimere una lite scoppiata tra Messina Denaro e i capimafia agrigentini Giuseppe Falsone e Giuseppe Capizzi che avevano provato a chiedere il pizzo a re dei supermercati Despar Giuseppe Grigoli, che aveva aperto dei punti in provincia di Agrigento, prestanome e amico del boss trapanese.
Messina Denaro era insorto e Provenzano aveva affidato a Sutera il compito di mediare. Racconta il pentito Maurizio Di Gati che Sutera avrebbe detto: “Chiedere il pizzo a Grigoli significa chiederlo a Messina Denaro. E poi che facciamo: la mattina ci guardiamo allo specchio e ci sputiamo in faccia?”.