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op-dirty-bet-webIn manette anche l'ex dirigente del Palermo, Pecoraro
di Aaron Pettinari - 30 maggio 2012
I boss avevano controllavano completamente il giro delle scommesse sportive a Palermo. E' questo quanto hanno scoperti gli inquirenti, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia ed i sostituti della direzione distrettuale antimafia Gaetano Paci e Francesco Del Bene, che hanno coordinato l'inchiesta sfociata all'alba di ieri nell'esecuzione di undici ordinanze di custodia cautelare e l'arresto di dieci persone.

L'operazione, denominata “Dirty bet”, ha preso impulso dal ritrovamento di una “pen-drive” sequestrata nei mesi scorsi a casa del boss Giuseppe Provenzano, fedelissimo de l'Architetto, Giuseppe Liga, che a San Lorenzo-Tommaso Natale aveva preso le redini dopo l'arresto dei Lo Piccolo. In un file excel c'era tutta la contabilità degli affari più lucrosi che la mafia siciliana continua a gestire, il lotto clandestino e le scommesse sulle partire di calcio per un giro d'affari di tremila euro al giorno. C'era una rete di fedelissimi a curare la gestione delle scommesse illegali che è stata smantellata dagli arresti di ieri
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di esercizio del gioco clandestino e fittizia intestazione di beni, con l'aggravante dell' agevolazione di Cosa Nostra.
Giovanni Pecoraro“Tutto il settore del gioco clandestino, compreso quello sul calcio, è da tempo gestito da Cosa nostra – ha detto il procuratore aggiunto Antonio Ingroia commentando l'operazione - Ci ha aiutato il rinvenimento di un libro mastro a casa di Giuseppe Provenzano, che era il braccio destro dell'architetto Giuseppe Liga. Da lì abbiamo ricostruito a tappeto la rete di chi gestiva le scommesse. Tra i fermati c'è anche Giovanni Pecoraro, già arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa poi archiviata. In questo caso si parla di intestazione fittizia di beni, faceva da prestanome. Qui procediamo per un fatto specifico.
Non c'è un collegamento con l'inchiesta di Cremona ma, ha spiegato Ingroia, “non c'è dubbio che se Cosa nostra si impegna nel mondo delle scommesse cerca anche di controllare i risultati delle partite”.
Secondo la Procura Pecoraro avrebbe fatto da prestanome a un boss del narcotraffico vicino alle cosche, Guido Spina. Dalle intercettazioni della polizia valutaria di Palermo, guidata dal tenente colonnello Pietro Vinco, emerge che il trafficante avrebbe addirittura finanziato l'azienda edile del cognato di Pecoraro, Giampiero Specchiarello, un altro degli arrestati del blitz chiesto dalla Procura e disposto dal gip Michele Alajmo.
Pecoraro era già finito in manette quattro anni fa, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma sembrava esserne uscito a testa alta, con un'archiviazione chiesta addirittura dalla Procura. Invece, alcune indagini condotte in questi ultimi mesi hanno riaperto il caso.

In foto: Giovanni Pecoraro

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