Tra i cinque arrestati anche il candidato del Pid
di AMDuemila - 17 aprile 2012
Le mani di Cosa nostra sul Comune di Misilmeri, piccolo centro del palermitano. È quanto hanno scoperto i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che hanno coordinato l'inchiesta 'Sisma', che all'alba ha portato all'esecuzione di 5 ordinanze di custodia cautelare.
In carcere anche un consigliere di circoscrizione, Vincenzo Ganci, ora candidato al Consiglio comunale che appoggia la lista 'Amo Palermo' di Marianna Caronia. Dall'inchiesta emerge una pesante condizionamento di Cosa nostra sull'amministrazione di Misilmeri, ma anche numerosi episodi di estorsione tra Villabate e Misilmeri. Il gruppo criminale avrebbe condizionato gli assetti politici dell'amministrazione comunale per riuscire ad aggiudicarsi gli appalti pubblici. Uno dei cinque destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare risulta latitante in Sudafrica, Antonino Messicati Vitale di 40 anni. I quattro finiti in carcere sono: Francesco Lo Gerfo, 51 anni,ritenuto boss di Misilmeri, l'imprenditore Mariano Falletta, 61 anni, Stefano Polizzi, 57 anni, il candidato al Consiglio cmunale di Palermo Vincenzo Ganci, 45 anni. Mentre il Presidente del consiglio comunale, Giuseppe Cimò è stato raggiunto da un avviso di garanzia.
Secondo le indagini, effettuate con intercettazioni video e audio e che si sono avvalse della collaborazione di pentiti, tra cui Stefano Lo Verso, Lo Gerfo avrebbe retto il mandamento mafioso di Misilmeri dopo l'arresto del boss Antonino Spera. La famiglia mafiosa di Villabate, secondo gli inquirenti, sarebbe transitata sotto l'egida del mandamento di Misilmeri, dopo numerosi anni di permanenza all'interno del mandamento di Bagheria. Questo, per chi indaga, “è di straordinario valore investigativo in quanto consente di cristallizzare un profondo mutamento degli assetti territoriali mafiosi della parte orientale della provincia palermitana facendo registrare un evocativo ritorno agli assetti storici di Cosa Nostra”.
Ganci, il consigliere di quartiere, secondo i magistrati pur non essendo “organicamente inserito” avrebbe fornito al capomafia di Misilmeri Francesco Lo Gerfo “un contributo dotato di effettiva rilevanza causale ai fini del rafforzamento dell'associazione mafiosa e del più efficace raggiungimento dei suoi scopi criminali”. In particolare, Ganci avrebbe “consentito e contribuito affinchè Cosa nostra si infiltrasse nell'amministrazione comunale di Misilmeri” e di avere svolto “la funzione di anello di collegamento tra il capomafia Lo Gerfo e il Presidente del consiglio comunale, così costituendo lo snodo centrale nella gestione della res publica a vantaggio dell'associazione mafiosa”. Quindi avrebbe “eseguito la mediazione tra il capo mandamento mafioso di Misilmeri e l'attuale Presidente del Consiglio comunale di Misilmeri Giuseppe Cimò”. Il reato di cui è accusato è di concorso esterno in associazione mafiosa. Microspie e telecamere avrebbero sorpreso Ganci mentre si accordava con uno degli arrestati, Francesco Lo Gerfo per pilotare la campagna elettorale e fare eleggere il cugino, cioè il presidente del consiglio comunale di Misilmeri Giuseppe Cimò, che risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sono in corso numerose perquisizioni dei Carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo operativo di Palermo. Le ordinanze sono state firmate dal gip Luigi Petrucci che ha accolto le richieste del Procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dei pm Lia Sava, Nino Di Matteo, Geri Ferrara e Marzia Sabella.
A quanto è dato sapere l a Procura distrettuale antimafia di Palermo informerà il ministero dell'Interno per le valutazioni di sua competenza sull'eventuale scioglimento degli organi elettivi dell'amministrazione comunale di Misilmeri (Palermo) per infilitrazioni mafiose. La decisione è stata presa in seguito all'inchiesta 'Sisma' che all'alba di oggi ha portato all'emissione di cinque ordinanze di custodia cautelare tra cui un consigliere di circoscrizione mentre il presidente del Consiglio comunale di Misilmeri, Giuseppe Cimò risulta indagato. Il mandamento di Misilmeri, secondo gli investigatori condizionava gli assetti politici del Comune e aveva favorito l'elezione del Presidente del Consiglio coumunale Cimò e di altri consiglieri. Nell'inchiesta la procura di Palermo ha scoperto anche gli interessi di Cosa nostra nella gestione del ciclo dei rifiuti nel palermitano. I carabinieri hanno alzato il velo su quella che definiscono “la massiccia penetrazione mafiosa all'interno del Coinres, il consorzio per la raccolta dei rifiuti tra 22 Comuni dell'Ato 4”. Per gli investigatori “le amministrazioni comunali interne al consorzio” avrebbero consentito di far guadagnare al boss Francesco Lo Gerfo “ingenti somme di denaro attraverso un'impresa direttamente riconducibile a lui e fittiziamente intestata a terzi”, che è stata sequestrata. Lo Gerfo avrebbe gestito sia le estorsioni che il controllo sistematico delle apparati elettronici da gioco installati negli esercizi commerciali del proprio territorio. Un altro indagato nell'operazione antimafia di oggi, Antonino Messicati Vitale, già condannato per 416 bis, sarebbe il reggente mafioso di Villabate (Pa) e avrebbe estorto denaro ai proprietari della sala ricevimenti «Villa Fabiana». Secondo le indagini la famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno (Pa), decimata dagli arresti e dalle condanne nel procedimento Perseo, sarebbe gestita anche dall'indagato Salvatore Barrale mentre la famiglia mafiosa di Bolognetta (Pa) è gestita anche da Stefano Polizzi.