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lombardo-raffaele-bigdi Monica Centofante - 29 marzo 2012
Imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato per il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. Lo ha deciso oggi il Gip Luigi Barone, che non ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Catania e che proprio ieri, nel corso dell’ultima udienza camerale, si era riservato qualche giorno per decidere.

Dopo aver ascoltato l’avvocato Pietro Granata, legale di Angelo Lombardo e acquisito tutti gli atti ritenuti necessari, Barone aveva annunciato che la sua decisione sarebbe stata depositata “a breve”, forse già prima di Pasqua, ma nessuno si aspettava che sarebbe arrivata a così breve distanza di tempo. Così come non si aspettavano, i legali dei fratelli Lombardo, che l’esito sarebbe stato questo: proprio ieri l’avvocato Guido Ziccone, difensore del Presidente della Regione Sicilia, si era detto convinto che il gip avrebbe deciso per l’archiviazione del caso. Ziccone era stato ascoltato lo scorso 13 marzo e aveva definito generici i fatti contestati, tanto da non poterli ritenere neppure frutto di un accordo. Mentre il procuratore di Catania Giovanni Salvi aveva ufficializzato la posizione dell’ufficio inquirente chiedendo “l’archiviazione per i due indagati” e consegnando al giudice “anche gli altri atti dell’inchiesta Iblis”. “Riteniamo – aveva aggiunto – che ci siano elementi di prova circa i rapporti tra gli onorevoli Raffaele e Angelo Lombardo ed esponenti di Cosa nostra finalizzati a ottenere il sostegno dell’organizzazione criminale in occasione di competizioni elettorali anche mediante finanziamenti provenienti dall'organizzazione e che si ritiene essere stati effettivamente erogati”. Ma a giudizio del suo ufficio, aveva spiegato, “non vi sono elementi di prova sufficienti a ritenere che l’accordo suddetto si sia sostanziato in promesse concrete dei politici o in fatti che abbiano avuto efficacia causale sulla vita dell'associazione criminale, e cioè che l'abbiano rafforzata in maniera rilevante, come richiesto dai principi affermati dalla Cassazione a Sezioni unite”. Il giudice Barone, che ha acquisito agli atti anche le dichiarazioni rese da alcuni pentiti nel processo per voto di scambio, non ha però accettato queste conclusioni. E ora la Procura dovrà formulare l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa entro dieci giorni, come disposto dal Gip.

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