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rizzotto-placido-web00di AMDuemila - 16 marzo 2012
Alla fine la richiesta dei funerali di Stato per Placido Rizzotto è stata accettata. A darne notizia è stato il Consiglio dei ministri, con una nota, che ha disposto gli stessi una volta terminati gli accertamenti tecnici sui resti recuperati.
Una buona notizia accolta con grande gioia da Placido Rizzotto, nipote omonimo del sindacalista ucciso a Corlene 64 anni fa da Cosa nostra: “Sono contentissimo avevo formalizzato appena ieri la richiesta dei funerali di Stato e già oggi il Consiglio dei ministri ha accolto questa richiesta. Era impensabile. Mi sorprende questa celerità.

Questo mi fa capire che Plcaido Rizzotto è diventato, negli anni, un vero e proprio simbolo per tutta l'Italia, non solo per noi familiari o per il sindacato. Questa è la cosa più bella di tutti”. Placido Rizzotto si trova a Genova con l'associazione Libera per celebrare la giornata delle vittime di mafia. “Lo dirò subito ai miei 'fratelli' di Libera – ha aggiunto- Voglio ringraziare di cuore il Governo e tutti coloro si sono prodigati per ottenere questo risultato”. Ma Rizzotto ha ringraizato anche la “Polizia scientifica e il Commissariato di Corleone” perchè “solo grazie alla loro insistenza, al loro lavoro e alla loro professionalità si è riusciti a recuperare prima e poi a identificare i poveri resti di mio zio”. Tuttavia c'è ancora una “macchia” da parte dello Stato che non rende appieno giustizia all'eroe dell'antimafia. A causa di una legge non viene infatti riconosciuto come vittima di mafia chi è stato ucciso prima del gennaio 1961, anche se i fatti e la storia dimostrano il contrario. In merito il nipote di Rizzotto è chiaro: “Il riconoscimento non ci interessa per gli eventuali benefici di legge concessi ai parenti delle vittime, che tra l’altro sarebbero ben poca cosa, ma per il suo valore simbolico e morale. Sarebbe un atto di giustizia per Rizzotto ma anche per le decine di sindacalisti uccisi come lui dalla mafia”.
“Nel paese tutti sapevano chi era Rizzotto e chi lo ha ucciso – spiega – ma adesso che sono stati individuati con una certa sicurezza gli esecutori materiali dell’assassinio vogliamo capire quale è stata la vera matrice dell’omicidio. E perché ci sono stati anni di depistaggi”.
Un fatto questo che si aggiunge ad un'altra scoperta fatta nei giorni scorsi tramite la visione del “rapporto Dalla Chiesa”. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel '48 capitano del  gruppo squadriglie dei carabinieri di Corleone, si occupo della scomparsa del sindacalista.
In poco tempo scoprì dove si trovava la foiba a Rocca Busambra nella quale venne gettato il corpo di Rizzotto, ovvero la stessa nelle quale, cinquant'anni dopo, si sono calati poliziotti e vigili del fuoco, ritrovando i resti ossei del sindacalista, dopo decenni di indagini, depistaggi e appelli.
Anche allora vennero recuperati dei resti, uno scarpone americano, un legaccio e una calza che furono riconosciuti dai genitori di Rizzotto. Tuttavia non si proseguì con il recupero dei cadaveri presenti nel “cimitero di mafia” in quanto ci volevano un milione e 750 mila lire per recuperare tutto il corpo, e il ministero di Grazia e giustizia negò il finanziamento. I reperti recuperati da Dalla Chiesa furono quindi persi e la famiglia non ebbe mai, fino al 9 marzo scorso, una tomba sulla quale piangere. Un vero scandalo che non potrà mai essere completamente ripagato.

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