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palermo-porto-webSequestrati beni per 2,5 milioni di euro ai quattro indiziati
di Aaron Pettinari - 15 marzo 2012
E' una vicenda che parte da lontano quella che ieri ha portato alla sospensione dell’amministrazione delle società che operano nel porto e al sequestro di beni per quattro soci della “New port” (azienda che gestisce di fatto in situazione di monopolio i servizi di distribuzione merci e trasporti nel porto di Palermo).

Già nel 2004 infatti la Prefettura di Palermo aveva segnalato che su 218 soci della 'New Port' 20 avevano avuto dei contatti con Cosa nostra. Soci e al tempo stesso dipendenti della ditta che pur non avendo quote particolarmente rilevanti nella società avrebbero avuto un “peso” nella vita dell'azienda derivato dalla loro “caratura” criminale. Proprio le attenzioni dell'organo di Governo avrebbero poi indotto la società a cambiare forma, diventando spa e allontanando soci scomodi. Tuttavia l'operazione di “restyling” non era ultimata e così si profilava una nuova cessione da parte della New Port Spa di due rami aziendali alle srl Portitalia e Tcp tramite un pagamento di rate mensili in 18 anni durante i quali la New Port avrebbe continuato ad incassare i guadagni dell'attività.
Secondo gli inquirenti dietro a quest'ultima azione vi sarebbe stato l'intento di mascherare le infiltrazioni mafiose, pertanto sono intervenuti con un provvedimento interdittivo nei confronti delle tre società (New Port, Portitalia e Tcp): una chance meno invasiva rispetto al sequestro e alla confisca, che prevede la sospensione dei responsabili delle ditte e la loro sostituzione con amministratori nominati dai giudici per sei mesi. Ciò avverrà per sei mesi, ovvero il tempo necessario per capire se i sospetti che le mani della mafia si siano allungate sul porto di Palermo siano fondati o meno. Se gli amministratori giudiziari confermeranno le ipotesi di collusione la magistratura potrebbe procedere con un sequestro. Cosa che i giudici hanno fatto anche stavolta, ma solo rispetto ai beni dei vecchi soci sospetti. Nel provvedimento dei giudici sono quindi indicati gli indizi che fanno pensare a contiguità mafiose dei 4 personaggi colpiti dal provvedimento di sequestro per 2 milioni e mezzo di euro: Antonino Spadaro, 56 anni presunto esponente della famigli mafiosa della Kalsa, un omonimo di 64 anni con precedenti denunce per associazione a delinquere, Maurizio Gioè, 53 anni, fratello di un favoreggiatore dei boss Graviano, e Girolamo Buccafusca con precedenti per traffico di droga, associazione mafiosa ed estorsione. nomi noti in Cosa nostra, come Girolamo Buccafusca, e meno noti visto che il procedimento di prevenzione può riguardare anche semplici indiziati di mafia. In merito all'operazione il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, che coordina il settore delle misure di prevenzione, ha detto: ”A fronte dei sospetti di infiltrazioni mafiose al porto, era necessario contemperare l´esigenza dei controlli e delle verifiche con quella di non pregiudicare l´attività economica e i posti di lavoro”. Ecco che allora è stato applicato per la prima volta l´articolo 34 del nuovo codice antimafia. “Non potevamo consentirci il lusso - ha aggiunto Teresi - di lasciare alla mafia l´attività più importante di Palermo: mentre le attività economiche proseguiranno, potranno essere fatte tutte le opportune verifiche sui sospetti di infiltrazione mafiosa”.

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