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hotel-panoramicSigilli ai beni dell'imprenditore, ritenuto prestanome, Michele Mazzara
di Aaron Pettinari - 19 gennaio 2012

Beni per 25 milioni di euro sono stati sequestrati dalla polizia e dalla Guardia di finanza di Trapani all'imprenditore Michele Mazzara, 52 anni, considerato un favoreggiatore di Matteo Messina Denaro. Era già finito dietro le sbarre nell'ottobre del 1997 nel cordo dell'operazione “Halloween” per associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti avrebbe coperto la latitanza del capomafia latitante, trovandogli nascondigli sicuri e luoghi da usare per i summit.

Ad accusare Mazzara ci sono anche alcuni collaboratori di giustizia come Francesco Milazzo, ex killer della cosca mafiosa di Paceco, Vincenzo Sinacori, ex capo del mandamento di Mazara del Vallo, e Vincenzo Ferro. I pentiti lo descrivono come un fedelissimo dei boss Vincenzo Virga e Filippo Coppola e parlano del suo ruolo nella copertura della latitanza del padrino latitante Matteo Messina Denaro. Mazzara ha patteggiato la pena in un processo per favoreggiamento. Ma i magistrati della Dda sono convinti che dopo la condanna Mazzara, avrebbe invece rafforzato il suo ruolo in Cosa nostra con speculazioni immobiliari. In particolare avrebbe costruito alberghi a San Vito Lo Capo e Castelluzzo-Makari ma realizzato anche immobili tra Paceco e Trapani, opifici per l'ammasso di cereali e olio, diventando «l'Ispiratore occulto di diverse iniziative imprenditoriali»
Inoltre, durante le indagini si sarebbe riscontrato un "ruolo attivo" di Mazzara nel tentativo di avvicinare candidati alle elezioni amministrative che si sarebbero tenute nel successivo mese di giugno del 2007 nel Comune di Paceco, contattando "esponenti di caratura politica anche nazionale, allo scopo di procurare utilità a soggetti a lui contigui".
Mazzara, secondo quanto accertato, da semplice coltivatore, nel giro di pochi anni (soprattutto gli anni '90) e' diventato un importante imprenditore attivo nel settore della coltivazione e commercializzazione di prodotti agricoli, in regime monopolistico, e in maniera pressoché esclusivamente occulta ed in forma associata nel remunerativo e significativo, per gli interessi di Cosa nostra, settore edile e turistico alberghiero, con aziende che hanno potuto espandersi grazie all'inserimento del loro effettivo titolare nell'organizzazione mafiosa. L'imprenditore e i suoi prestanome, soprattutto a partire dagli anni '90, hanno accumulato un immenso patrimonio immobiliare, con l'acquisto di svariati ettari di terreno, poi ulteriormente accresciuto con analoghi, consistenti acquisti, praticamente fino a oggi, a fronte di dichiarazioni al fisco di redditi quasi inesistenti e di sospette movimentazioni nei propri conti correnti per importi milionari.
Tra i beni sequestrati oggi 99 immobili - tra i quali terreni per 150 ettari e alberghi -, 8 auto, tra cui due Suv , 17 automezzi agricoli, 86 tra conti correnti e rapporti bancari e 3 società: la Asa Srl Azienda Siciliana Alberghiera, che opera nel settore della ristorazione; la Nicosia Francesco & Vincenzo s.n.c., impresa edile, e la Villa Esmeralda di Di Salvo Piacentino Giuseppa & C. s.n.c. che fa assistenza residenziale per anziani. Il provvedimento prevede, inoltre, l'amministrazione controllata della Antopia di Agosta Antonella & C. Sas società per l'acquisto la valorizzazione e l'utilizzazione di terreni, aree e fabbricati destinati ad uso agricolo, industriale e turistico alberghiero.

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