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casa-badalamenti-webdi Salvo Vitale - 10 novembre 2011
Con la solita superficialità che contraddistingue  un certo modo di dare le notizie in televisione, RAI 3, ha preannunciato un servizio in cui si diceva che a Cinisi, nella casa che fu del boss Badalamenti, sarebbe nato un museo dell’antimafia. Il servizio è andato in onda nel corso della rubrica “Mediterraneo”, sabato 5 alle 12,30 e ha puntualizzato, con una serie di riprese su Giovanni Impastato, che la casa-museo è la casa di Peppino Impastato, da tempo battezzata “Casa Memoria”, dove è possibile osservare alcuni manifesti di iniziative varie susseguitesi prima e dopo la morte di Peppino, accanto ai suoi libri e a un archivio sia di documenti, sia di riproduzioni video e audio, che è stato costruito nel tempo con il contributo costante dei compagni di Peppino.

Si è voluto invece far credere invece che il museo avrebbe avuto sede nella casa di “don Tano”, poiché lì si terrà, dall’11 al 27 novembre una mostra di opere di artisti contemporanei.  Non è la prima volta che la casa del boss è usata giornalisticamente in modo equivoco: tempo fa, in un servizio su RAI 2 è stato detto che la casa del boss è stata assegnata  al fratello e agli amici di Peppino: per la verità è stata destinata a costoro solo una parte del piano terra (due stanze e mezzo più servizi), del tutto insufficiente per portare avanti un ambizioso progetto di promozione culturale. Una razionalizzazione dell’area si avrà comunque quando sarà approvato, finanziato e realizzato un progetto di ristrutturazione, per il quale è stato chiesto dal sindaco un sostanzioso finanziamento, si parla di un milione e mezzo di euro.  Nella casa, che gli organizzatori hanno , per l’occasione,  battezzato “Casa Aut”, senza concordare la cosa con l’Associazione Impastato, che ne detiene in parte il comodato d’uso e che, su richiesta del Comune di Cinisi, ha dato la disponibilità all’utilizzo del locale, saranno esposte tele e lavori di artisti siciliani, i cui contenuti non hanno a che fare con l’antimafia. Al pittore Gaetano Porcasi,  noto per  la sua produzione  che ripercorre e documenta i principali momenti del fenomeno mafioso, la cui partecipazione è stata consigliata dall’Associazione Impastato, è stato detto di portare un quadro “decontestualizzato”  dalle sue abituali tematiche, ovvero un quadro che non parlasse di mafia. Il pittore ha invece proposto, non senza qualche resistenza, una sua tela raffigurante Peppino Impastato e Mauro Rostagno che fa parte di un gruppo di 50 quadri presenti, in mostra permanente al laboratorio della legalità di Corleone, sorto in una casa già di proprietà di Bernardo Provenzano.

La mostra è organizzata dal Laboratorio Saccardi, che raccoglie artisti in parte già noti, in parte ignorati dalla critica, ma capaci di dare  impronte personali e originali  alla loro produzione.  Quindi niente museo dell’antimafia nella casa di don Tano, ma solo un messaggio di promozione di alcuni frammenti dell’arte contemporanea in Sicilia in una più generale prospettiva delle iniziative culturali come strumento per una politica di riscatto sociale. In ogni caso un’iniziativa lodevole.

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