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di-matteo-giuseppe-webdi Aaron Pettinari - 8 novembre 2011
Il pubblico ministero di Palermo, Fernando Asaro, ha chiesto la condanna all'ergastolo di cinque capi mafia per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino, sequestrato nel 1993 e ucciso dopo 779 giorni di prigionia per convincere il padre a tornare nei ranghi di Cosa nostra. Tra gli imputati ci sono il latitante Matteo Messina Denaro e il boss Giuseppe Graviano. Il carcere a vita è stato chiesto anche per Salvatore Benigno, Francesco Giuliano e Luigi Giacalone.

La procura ha poi chiesto dieci anni per il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che si è autoaccusato del sequestro nonostante non fosse mai stato indagato per la vicenda. “L'abbiamo legato come un animale e l'abbiamo lasciato nel cassone di un furgoncino. Lui piangeva, siamo tornati indietro perchè ci è uscita fuori quel poco di umanità che ancora avevamo”, ha raccontato in aula il pentito. E' stato lui a ricostruire le drammatiche ore del sequestro raccontando che Graviano gli fornì le parrucche per travestirsi da poliziotti e che su una “Croma” e una Fiat “Uno” rubate, con le casacche delle forze dell'ordine, si presentarono al maneggio di Altofonte dove la vittima si trovava. Il sequestro fu seguito da giorni di pedinamento. Il gruppo di fuoco entrò al maneggio e prelevò il bambino fingendo di doverlo portare dal padre. Arrivati ad un magazzino di Lascari, il bambino fu legato e lasciato nel Fiorino, parcheggiato nell'immobile. La vittima rimase lì in attesa dei carcerieri. Spatuzza non vide più Giuseppe Di Matteo. Solo anni dopo, nel 1995, il boss Giovanni Brusca fece capire a Spartuzza che era ancora vivo. “Mi disse - ha raccontato - che avevamo ancora 'la cartà nelle mani”. Ma a gennaio del 1996 il figlio del pentito fu strangolato e sciolto nell'acido.

Durante la requisitoria il pm Asaro ha ricostruito l'intera vicenda: “Il piccolo Giuseppe Di Matteo non solo viene privato della sua infanzia ma viene torturato dai suoi aguzzini che prima lo sequestrano e dopo 779 giorni di prigionia lo uccidono strangolando un corpicino ormai inerme e poi lo sciolgono nell'acido". Il sequestro del bambino "venne deliberato da Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca (già condannati in un altro processo), Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano". "Agli stessi mafiosi a cui era stato affidato il bambino durante i suoi spostamenti – ha detto Asaro - ripugnava tenere segregato il piccolo Di Matteo sequestrato per fronteggiare il dilagante fenomeno dei collaboratori di giustizia e per dare loro un segnale. Il collaboratore di giustizia Ciro Vara ha raccontato che gli era stato riferito che si trattava di un ragazzo di almeno 18 anni invece quando gli portarono il bambino di 12 anni rimase colpito". Per il pm "il sequestro doveva essere utizzato come simbolo per colpire tutti i collaboratori di giustizia". Quando lo rapirono "lo fecero con l'inganno - spiega il pm - si travestirono da agenti della Dia dicendogli che lo avrebbero portato dal padre pentito e lui esclamò felice: 'sangue mio, mio padre, amore mio'. Invece venne portato in un casolare di Misilmeri e da lì iniziò la lunga prigionia". "Fu Graviano che organizzò il rapimento nel maneggio - dice il magistrato ricordando le parole di Giovanni Brusca - il bambino fu segregato per più di due anni fino a essere ucciso nel gennaio del '96 e poi sciolto nell'acido". Secondo Asaro, il movente del rapimento del bambino sarebbe stato l'avvertimento ai pentiti che avevano deciso di lasciare Cosa nostra. «Di Matteo venne rapito e poi strangolato e sciolto nell'acido per contrastare la dilagante emorragia di collaboratori di giustizia e lui era l'anello più debole per colpire il sistema dei pentiti», ha detto Asaro ai giudici della corte d'assise di Palermo. Parlando del pentito Gaspare Spatuzza il magistrato ha sottolineato che il suo «è stato un contributo assolutamente determinante per chiarire alcuni aspetti di questa vicenda processuale su cui andava fatta luce. Le sue dichiarazioni sono genuine e meritevoli». Il processo è stato rinviato al primo dicembre per le arringhe difensive.

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