di AMDuemila - 27 ottobre 2011
A BREVE LA TRASMISSIONE INTEGRALE ALL'INTERNO!
Palermo. Una puntata decisamente particolare quella di “Parliamone insieme” trasmessa oggi da Radio 100 passi. Liborio Martorana ha incontrato in diretta il direttore di Antimafia Duemila, Giorgio Bongiovanni, insieme al vicedirettore Lorenzo Baldo.
Partendo dal ruolo nevralgico di Vito Ciancimino nello storico rapporto mafia-politica si è arrivati alle stragi del '92/'93 e ai contatti dei fratelli Graviano con Marcello dell'Utri. Un lunghissimo flashback che ha attraversato interi decenni della storia d'Italia, tra i più inquietanti e ancora da esplorare. Tanti pezzi di un mosaico che giorno dopo giorno prende forma davanti agli occhi di un popolo italiano narcotizzato da un'informazione controllata, o più spesso complice di un sistema di potere criminale. Il mistero sugli omicidi di Nino Agostino, Ida Castelluccio ed Emanuele Piazza ha introdotto il tema di uno Stato bifronte. Che sacrifica i propri servitori sull'altare di vecchie e nuove “trattative”. Ed è lì che troviamo uomini delle istituzioni che per salvarsi la vita favoriscono l'eliminazione di giudici come Falcone e Borsellino. Il ruolo di Salvatore Biondino, braccio destro di Totò Riina ed esponente di spicco in contatto con i Servizi Segreti, è stato quindi analizzato profondamente da Bongiovanni che ha sottolineato più volte la sua strategica importanza. Il direttore di Antimafia Duemila ha affermato con convinzione che Biondino è “l'uomo dello Stato che ha affiancato Riina per tanti anni”. “Cos'è questo Stato? – ha chiesto poi provocatoriamente Bongiovanni – Una 'cosca mafiosa' chiamata Stato-mafia che combatte un'altra cosca mafiosa che si chiama Cosa Nostra? O è veramente uno Stato democratico? Falcone e Borsellino ieri, Ingroia, Di Matteo ed altri oggi rappresentano il vero Stato, ma loro, quale Stato stanno servendo? Quale Stato stanno servendo quando gli vengono tolte le scorte e tutti i mezzi per lottare contro la mafia?”. Il direttore ha successivamente ripercorso le tappe salienti dei mesi che hanno preceduto le stragi di Capaci e via D'Amelio: il ruolo del ministro Mancino, i contatti di Riina con Dell'Utri e Berlusconi, l'ostacolo alla “trattativa” rappresentato da Paolo Borsellino, fino ad arrivare alla scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino. Argomento approfondito in seguito da Lorenzo Baldo che ha illustrato minuziosamente il mistero di quella scomparsa. Bongiovanni poi si è addentrato nel cuore del depistaggio delle prime indagini della strage di via D'Amelio. Partendo dal ruolo dell'ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, al soldo dei Servizi Segreti con il nome in codice di “Rutilius”, il direttore di Antimafia Duemila ha toccato i nervi scoperti di una Repubblica fondata sul sangue di troppi martiri. Uno dopo l'altro il direttore di Antimafia Duemila ha analizzato i misteri del biennio '92/'93: dalla mancata perquisizione al covo di Riina, fino alla sua cattura “favorita” da Bernardo Provenzano. La parte finale della trasmissione è stata dedicata al ruolo di Massimo Ciancimino. Bongiovanni ha sottolineato i gravissimi errori compiuti dal figlio di Vito Ciancimino evidenziando però l'importanza fondamentale delle sue dichiarazioni sulla “trattativa”. Dichiarazioni che di fatto avevano risvegliato gli “smemorati di Stato” come Luciano Violante, Claudio Martelli, Liliana Ferraro, Giovanni Conso e tanti altri che inspiegabilmente avevano taciuto dettagli importantissimi ai fini investigativi subito dopo le stragi del '92.