di Maria Loi - 27 ottobre 2011
Roma. Il boss italo-americano Rosario Gambino, 69 anni, appartenente all’omonimo clan della famiglia di New York, è stato catturato ieri notte in una clinica romana, dove era ricoverato per alcuni accertamenti.
Solo due giorni fa era stato scarcerato dal Tribunale della libertà di Palermo, ma con la nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Corte d’Appello di Palermo per Gambino si sono riaperte le porte del carcere.
La Cassazione per ben quattro volte aveva annullato i provvedimenti (che ne avevano confermato la custodia cautelare ndr) e ordinato ai giudici di Palermo di riesaminare le condizioni e lo stato di detenzione del boss. Il 7 luglio scorso la prima sezione penale della Suprema Corte ha nuovamente accolto il ricorso dei legali di Gambino e ha annullato con rinvio per nuovo esame l'ordinanza con la quale il 7 dicembre 2010 il Tribunale della libertà di Palermo aveva confermato per la quarta volta la custodia cautelare. Lo scorso 24 ottobre successivamente il Tribunale della Libertà ha accolto l’appello del legale del boss, revocandone la detenzione nel carcere di Parma.
La controversa vicenda giudiziaria ruota intorno alla sentenza di condanna a 20 anni per Gambino emessa dal Tribunale di Palermo nel 1983, di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e possesso di ingente quantitativo di droga, poi ridotti a 16 in appello.
Fu Giovanni Falcone, il 21 giugno del 1980, a firmare un mandato di cattura nei suoi riguardi nella famosa indagine 'Pizza Connection' su mafia e droga.
Gambino giunse in America nel 1968 e in breve tempo si affermò come manager della droga.
Ai tempi della vicenda del crack ambrosiano ospitò a New York il finanziere Michele Sindona. Nel 2001 è stato scoperto da parte di una commissione del Congresso americano un assegno di 50.000 dollari emesso dai familiari di Gambino a Roger Clinton, fratellastro dell’ex presidente per ottenere il favore presidenziale.