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arena-giovanni-webAi poliziotti ha detto: “Bravi, ero qui da 20 anni”
di Aaron Pettinari - 26 ottobre 2011
La sua latitanza durava dal 1993, quando sfuggì all'operazione “Orsa maggiore”, il blitz contro Cosa Nostra di Catania, ordinato dalla Procura dopo le rivelazioni dei pentiti Maurizio Avola e Claudio Severino Samperi.

Giovanni Arena, il cui nome era inserito nell'elenco dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, è stato catturato oggi dagli agenti della squadra mobile di Catania e da sempre era ritenuto come un esponente di spicco dalla cosca Santapaola, a cui era legatissimo. Su di lui vi era una condanna all'ergastolo in contumacia per l'uccisione di Maurizio Romeo, esponente della cosca rivale dei Ferrara, avvenuta nel 1989, quindi era ricercato anche per associazione mafiosa, detenzione di armi e traffico di droga. Era stato anche accusato, e in seguito prosciolto, di avere avuto un ruolo nell'attentato incendiario che il 18 gennaio 1990 distrusse la sede della Standa, allora di proprietà del gruppo Berlusconi, nella centrale via Etnea a Catania, lo stesso giorno dell' arrivo della commissione antimafia in città.
Il blitz è scattato alle due di notte in un appartamento nel rione Librino del capoluogo etneo, che era il suo mandamento di riferimento, confermando la tesi che i boss non si allontanano molto dalla zona che controllano. Secondo quanto si è appreso, era da solo nascosto dietro un letto a ponte che i poliziotti hanno forzato. Un identico nascondiglio era stato ricavato nell'appartamento del figlio del boss, all'ottavo piano dello stesso palazzo.
E il boss, quasi prendendosi beffa degli stessi poliziotti ha detto: "Questa volta siete stati bravi... da vent'anni sono in questa casa...".
Secondo gli inquirenti la sua famiglia avrebbe adesso una gestione 'autonoma', con il controllo del mercato dello spaccio di stupefacenti nel rione Librino, e in particolare nel così detto “palazzo di cemento”, considerato quasi come un supermarket delle droghe.
Con la cattura del boss catanese sono ora tre i boss di Cosa nostra presenti nella lista dei latitanti più pericolosi in circolazione. In cima alla stessa, ovviamente vi è Matteo Messina Denaro, il capomafia trapanese considerato il numero uno incontrastato di Cosa nostra. Seguono nell'elenco del Viminale, Vito Badalamenti. Figlio dello storico boss di Cinisi Gaetano Badalamenti,ricercato dal 1995. Fu arrestato nell'ambito dell'operazione Pizza connection ed estradato negli Stati Uniti. Processato in America, venne assolto. Ma in Italia il Maxiprocesso quater si concluse per lui con una condanna a 6 anni di reclusione.
Infine resta in libertà anche Giovanni Motisi, considerato al vertice della famiglia di Pagliarelli, condannato in contumacia all'ergastolo e su cui pende anche l'accusa di strage. Di lui non si sa più nulla dal 1998.

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