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di-matteo-giuseppe-cavallo-webCon le motivazioni della sentenza di primo grado riconosciuta l'attendibilità di Spatuzza
di AMDuemila - 20 ottobre 2011
La Corte d'assise d’Appello di Palermo ha confermato le condanne a 30 anni inflitte lo scorso anno dal Gup Daniela Troja. Così, col rito abbreviato, sono stati riconosciuti colpevoli, del sequestro e dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, i boss Benedetto Capizzi, Cristofaro Cannella, detto Fifetto, e Cosimo Lo Nigro. 

Questi parteciparono alla fase esecutiva del rapimento del ragazzino, avvenuto il 23 novembre 1993. L’obiettivo dei mafiosi era tappare la bocca al pentito Santino Di Matteo, padre dell'ostaggio. Il collaboratore continuò invece a parlare e il figlio fu ucciso, su ordine di Giovanni Brusca, nel gennaio 1996.
In particolare secondo l'accusa Benedetto Capizzi sarebbe stato tra i mandanti del sequestro mentre gli altri due condannati avrebbero invece fatto parte del commando di uomini d'onore che, travestiti da poliziotti, andarono nel maneggio di Altofonte dove presero il piccolo dicendogli che avrebbe visto il padre.
Per la stessa vicenda si sono celebrati piu’ processi. Uno di questi è in corso contro lo stesso Spatuzza, che si è autoaccusato del sequestro, e contro il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano.
E proprio il collaboratore di giustizia è uno dei principali accusatori dei boss che proprio grazie alle proprie dichiarazioni venne per la prima volta considerato attendibile da un giudice di Palermo.
«Le sue dichiarazioni - si leggeva nelle motivazioni della sentenza di primo grado - hanno trovato da un lato riscontro nell’attività investigativa e dall’altro nelle dichiarazioni rese da numerosi collaboranti. La valutazione è positiva, sia in punto di credibilità soggettiva sia in punto di attendibilità intrinseca. Le dichiarazioni rese da Spatuzza appaiono dotate del requisito dell’attendibilità, essendo sicuramente spontanee e sostanzialmente coerenti. Esse inoltre non appaiono ricollegarsi ad alcuna situazione di coercizione e di condizionamento, attengono a fatti specifici, hanno spesso a oggetto circostanze omogenee tra di loro e presentano un contenuto ricco di particolari e di riferimenti descrittivi».
L’ex boss era stato bocciato dalla commissione ministeriale sui programmi di protezione, ma dopo la sentenza del Tar Lazio, che aveva annullato la decisione, il mese scorso è stato “promosso” come collaborante a tutti gli effetti.

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