di AMDuemila - 19 settembre 2011
Palermo. E’ stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa Simone Castello, l’ex esponente Pci di Bagheria, ritenuto dagli inquirenti il postino di Bernardo Provenzano. La sentenza della sesta sezione della Corte d’appello ha dichiarato prescritto anche il reato di fittizia intestazione di beni. Castello era stato condannato in primo grado a nove anni e 6 mesi. Dopo l’assoluzione di oggi è tornato a essere un uomo libero.
Il processo scaturisce dall’operazione denominata in codice Crash, dal nome di un'officina per la demolizione delle auto dalla quale scaturirono le indagini condotte tra il 2005 e il 2006 dalla Squadra Mobile e dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri con l'obiettivo di individuare il circuito dei fiancheggiatori che coprivano la latitanza del capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano. L'attività investigativa, portata avanti dalle due forze di Polizia, si intersecò consentendo di ricostruire i numerosi interessi economici del mandamento mafioso di Bagheria e il ruolo di primo piano all'interno di Cosa Nostra svolto dagli indagati.
Colpo di scena della sentenza è la non concessione dell’attenuante della collaborazione con la giustizia al neopentito Stefano Lo Verso (che ottiene le attenuanti generiche) a cui però è stata lievemente ridotta la pena: in primo grado aveva avuto 6 mesi in continuazione con una precedente sentenza, oggi ne ha avuti 4 (in tutto dovrà scontare 5 anni).
Il giudice ha anche disposto la restituzione a Castello della Sicil Fruit, una società di import-export di frutta ed ortaggi del valore di circa 2 milioni e mezzo di euro.