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polizia-web31Agenti antimafia costretti ad anticipare le spese per le missioni
di Aaron Pettinari - 14 ottobre 2011
Tutti felici presso le sedi del Governo. Oggi la maggiornaza ha festeggiato una nuova fiducia incassata, ma tra i ministri ci si loda anche per l'entrata in vigore del codice antimafia. Per i politici una “medaglia” con cui compiacersi per dimostrare che la mafia viene combattuta.


Ma in fondo non è così. Basta guardare alle tante proteste sollevate in questi giorni dai principali sindacati di polizia. 
Appena tre giorni fa, i poliziotti di Palermo sono scesi in piazza per protestare perché, come raccontato dal sindacalista del Siap Ivan D'Anna: "Alla Catturandi si anticipno di tasca propria i soldi per le missioni fuori sede, perché da 17 mesi queste spese non vengono più rimborsate dal ministero dell'Interno, il che signficia che le ricerche del latitante trapanese Matteo Messina Denaro, il numero uno di Cosa nostra, sono pagate dai poliziotti. Per non parlare poi dei tagli sugli straordinari, con il risultato che la coperta diventa cortissima, perché se si ricercano i latitanti poi diventa difficile trovare il modo di effettuare le ricerche contro spacciatori e rapinatori, che comunque incidono sulla sicurezza dei cittadini”. A queste denunce si aggiunge poi la lettera scritta attraverso i sindacati da 1.300 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri della Dia, la Direzione investigativa antimafia e rivolta al Ministro dell'Interno Maroni. “Non avremmo mai voluto scrivere questa lettera ma gli ultimi avvenimenti che si sono verificati presso la Direzione Investigativa Antimafia ci hanno spinto a farlo”. Nella missiva quindi parlano di “un taglio di circa 7 milioni di euro, che comporterà una decurtazione dello stipendio al personale pari al 20%; una 'punizione' nei confronti di chi, fino ad oggi, ha costantemente raggiunto brillanti risultati di servizio”, generando un certo malumore. Vengono anche fatte delle proposte come quello di “abbattere i costi di locazione delle sedi occupate dai Centri Operativi trasferendole in immobili demaniali oppure confiscati alla criminalità organizzata”. Inoltre viene messo in evidenza come dal 2001 uno ad oggi siano aumentate le difficoltà per compiere il proprio mestiere. Basti pensare che dai 28 milioni di euro iniziali si è passati ai 15 milioni di euro attuali, per non parlare delle carenze di organico e mezzi.
Quindi i sindacati si chiedono: “è stato questo soltanto il frutto di un’iniziativa scomposta da parte di un alto burocrate del Dipartimento o è l’espressione di una precisa volontà politica?” e concludono: “Tutto ciò è avvilente e inaccettabile”.
Ieri sera a Tolentino (MC), durante un incontro pubblico anche Sandro Chiaravalloti, segretario generale provinciale Siap dell'Emilia Romagna, ha ribadito quanto i tagli incidino sulla sicurezza pubblica: “Vengono a mancare i fondi per le prime necessità, il personale è drasticamente diminuito, ci sono auto con elevato chilometraggio buone da rottamare insomma stiamo vivendo un momento molto difficile e ad essere colpita è la sicurezza per tutti i cittadini”.

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