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contrada-bruno-webdi Monica Centofante - 29 settembre 2011
Non è stata decisa alcuna revisione del processo a Bruno Contrada. Risponde così il Tribunale di Caltanissetta alla notizia diffusa qualche giorno fa dai legali dell’ex numero 3 del Sisde, condannato in via definitiva, il 10 maggio del 2007, a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa per aver protetto la latitanza di diversi boss di spicco, tra cui Salvatore Riina.


Un smentita secca alle dichiarazioni rilasciate alle agenzie, e riprese da alcuni quotidiani, da Giuseppe Lipera, legale di Contrada, che si era detto entusiasta per il risultato ottenuto dopo quattro anni di battaglie, spingendosi addirittura a definire il suo assistito “un uomo meraviglioso, che con la mafia non aveva nulla a che spartire”.
L’affermazione alquanto azzardata e prematura, è però il frutto di un mero difetto di interpretazione della convocazione della Corte d’Appello nissena, che per il prossimo 8 novembre ha fissato un’udienza nella quale deciderà sull’istanza di revisione presentata dall’avvocato di Contrada.
Nessuna decisione, quindi, solo una convocazione per valutare se dare o meno seguito processuale alla richiesta dell’ufficio legale, che ha presentato un elemento di novità contenuto, ha spiegato Lipera, “in un libro scritto da Antonio Ingroia, il magistrato che fu pubblico ministero nel primo processo contro Bruno Contrada”. Nel testo, intitolato “Nel labirinto degli dei”, l’odierno procuratore aggiunto di Palermo racconta infatti di non aver utilizzato le dichiarazioni dell’ex pentito Vincenzo Scarantino, che aveva sostenuto di sapere molto sul dottor Contrada, poiché l’esito dei riscontri fu “sconfortante”. E perché lo stesso Scarantino gli era parso poco affidabile, sensazione più che mai corretta, visto che anni dopo si sarebbe scoperto che il pentito aveva dichiarato il falso nel corso del processo sulla strage di via D’Amelio, che ora sarà infatti revisionato.
La rivelazione del magistrato, ha scritto però la difesa di Contrada alla Corte d’appello di Caltanissetta, è “grave” E “la domanda sorge spontanea: perché non si indagò per capire le ragioni per cui Vincenzo Scarantino si determinò a fare quelle false propalazioni accusatorie nei confronti del dottor Contrada?”
Domanda alla quale il dottor Ingroia aveva già pubblicamente risposto, spiegando che se l’avvocato Lipera “avesse letto con attenzione” il libro avrebbe rilevato “che dicevo non, ovviamente, che a quell’epoca fossero stati acquisiti degli elementi di falsità nelle dichiarazioni di Scarantino ma che erano emersi degli elementi che non avevano consentito di riscontrare quelle dichiarazioni”.
Ancora, nell’istanza di revisione la difesa ha presentato anche una lettera nella quale Francesco Cossiga scriveva di conservare del funzionario del Sisde “il miglior ricordo” insieme una consulenza psicologica sullo stesso Contrada, in cui  si legge che l’accusa contestata non è “conciliabile con la sua disposizione caratteriale”.
Su questo dovrà esprimersi il prossimo 8 novembre la Corte d’Appello di Caltanissetta. I presupposti, però, non sono favorevoli  all’ex 007, considerato che in merito alla revisione la Procura generale nissena ha già dato parere negativo.

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