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Il procuratore di Palermo: “Il legislatore deve imparare che se fa una riforma ci deve anche dare le risorse per affrontare il tema

"Oggi non vedo all'orizzonte un grandissimo interesse a potenziare gli strumenti che servono, non dico a combattere il crimine organizzato, ma proprio a fare i processi. I processi alla Mafia sono parte di un sistema molto piu' ampio e complesso. La legislazione antimafia attuale non viene toccata, ma tutta una serie di cose che stanno intorno alla legislazione antimafia, quelle si'. Il tema non sono le singole riforme, ma tutto il complesso di interventi che ha di fatto il carattere del vestito di Arlecchino, una pezza da ogni parte di un colore diverso". A dirlo è il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, intervistato da La Magistratura alla vigilia del 33esimo anniversario della strage di Capaci. "L'impressione è quella di una macchina che non sa neanche lei dove vuole andare. Lo scorso anno governo e Parlamento - aggiunge - hanno varato fra procedura penale e diritto penale sostanziale ben 21 modifiche. Vuol dire circa una modifica ogni 17 giorni. Questo crea una difficoltà per noi, per i giudici e per gli avvocati. Crea difficolta' a tutto il sistema e quindi la ricaduta è anche sull'antimafia". Sempre in tema di contrasto alle mafie, ha aggiunto il procuratore. “C’è l'enorme problema delle risorse. Non solo per le Dda o per le procure. Proprio non ci sono le risorse. Ogni mattina, noi qui viviamo il problema del personale che manca, la vetustà degli strumenti di hardware, perché anche questo è un tema. Adesso serve un massiccio investimento sia in termini giuridici che in termini di materiali". La Mafia opera sul web, ragiona il magistrato, quindi "abbiamo bisogno di strumenti giuridici e tecnici per poter bucare le piattaforme informatiche, per potere intercettare i telefoni criptati, per poter impedire. In quasi tutte le riforme approvate in questi anni c'e' un ultimo articolo, che è la clausola di invarianza finanziaria. Senza ulteriori oneri per lo Stato gli interventi non funzionano. Non esistono riforme a costo zero, non sono mai esistite, non esisteranno mai. Il legislatore deve imparare che se fa una riforma ci deve anche dare le risorse per affrontare il tema". Alla vigilia della strage di Capaci, in cui morì il giudice Giovanni Falcone, la moglie magistrato Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, de Lucia ha sottolineato l’importanza del metodo Falcone. “Il metodo Falcone non è semplicemente il 'follow the money' che pure è un pezzo importante. Significa mettere in piedi una lotta alla mafia fatta di autorevolezza, lavoro, professionalità. Il metodo è soprattutto quello dei pool, che poi sono diventati la Dda e la Dna. Questo ha permesso di mettere assieme tanti 'piccoli magistrati', creando una struttura informativa capace di comunicare e far crescere i saperi che servono per sconfiggere la mafia, sia dal punto di vista delle conoscenze sia da quello degli strumenti investigativi e giuridici. I magistrati di oggi devono tornare a quel metodo. Approfondirlo. Comprenderlo. La procura che dirigo tutti i giorni applica il metodo Falcone e cerca di farlo al meglio".

Foto © Paolo Bassani

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