L'intervista del procuratore capo di Palermo al 'Sole 24Ore'
Il problema delle armi spuntate per i reati contro la pubblica amministrazione - “non è un problema dei magistrati ma una scelta di chi ci deve dare questi strumenti e non ce li dà” - e dall’altra c’è Cosa nostra che cerca di tornare ad essere ricca “seriamente per potere fare investimenti in campo militare”. Comprare armi, pagare soldati, occupare territori.
È questa l’analisi del procuratore capo di Palermo Maurizio di Lucia riportata dal Sole 24Ore.
Cosa nostra ha fame di soldi, “di rifare le riserve” attraverso “le estorsioni” e il “traffico di droga”: “Cosa nostra è tornata a trafficare in maniera importante stupefacenti perché è lo strumento di arricchimento più rapido”. Ma c’è anche il problema dell’avanzamento tecnologico.
“Noi oggi ci avvaliamo della collaborazione di forze di polizia e magistratura di altri Stati che sono riusciti a bucare alcune piattaforme ma naturalmente le piattaforme si rinnovano.
E in particolare i belgi, gli olandesi e i francesi sono entrati in alcune piattaforme, hanno acquisito tutto e noi utilizziamo moltissimo materiale che loro ci hanno dato. Hanno bucato due o tre piattaforme.
Questo ci consente di ricostruire un passato, anche piuttosto vicino, ma sempre passato.
Intanto loro i mafiosi sono già su altre piattaforme e hanno altri strumenti di comunicazione e su questo noi Italia siamo in ritardo perché i nostri investimenti non sono ancora così adeguati da consentirci di avere soprattutto personale: la questione è di hardware, ma ancora di più di poliziotti addestrati, di hacker nostri capaci di entrare in queste piattaforme” ha detto il procuratore di Palermo.
“Questo è un sistema molto evoluto: le comunicazioni sono criptate, cioè non sono perforabili dalle forze dell’ordine - ha detto - Possono parlare in maniera sicura di affari importanti: dal traffico di sostanze stupefacenti alle armi, alla gestione degli appalti. E ciò dimostra che l’organizzazione ha due profili: da un lato sta ricostruendo il suo potenziale, dall’altro riesce a comunicare tempestivamente con le altre grandi organizzazioni mafiose del mondo.
Per trattare l’acquisto di partite di stupefacenti coi cartelli colombiani o messicani, lo si deve fare in tempo reale e oggi sono in grado di fare affari in tempo reale. Tutto questo è una velocizzazione degli affari del crimine organizzato in generale, ma è anche una velocizzazione degli affari di Cosa nostra”.
Ma il fattore principale rimane sempre la presenza di “soggetti autorevoli dentro e fuori dell’organizzazione che parlano con le imprese, con i politici. Sono soggetti che hanno una loro storia e qui poi bisognerebbe ragionare sul perché pezzi della società palermitana continuino a dialogare con questi. Sono anche autorevoli dentro l’organizzazione perché sono seguiti e ascoltati dai giovani che in loro vedono punti di riferimento: è gente accreditata nei salotti che ha sempre fatto affari con pezzi della società palermitana”.
E poi ci sono i soldati semplici, la manovalanza criminale, quella sacrificabile: “Alcuni vengono da storiche famiglie mafiose, altri si sono avvicinati soprattutto perché alcune attività di Cosa nostra sono particolarmente remunerative, in particolare il traffico di stupefacenti”. “Questa generazione si muove da un lato guardando ai più anziani, perché sono coloro i quali conservano la tradizione di Cosa nostra. I più giovani sono figli del digitale, hanno magari problemi a esprimersi in buon italiano, ma sono bravi a utilizzare la tecnologia. Ci sono diversi livelli di comunicazione. Uno è quello dei social che noi monitoriamo, ma loro lo sanno e quindi l’ulteriore passaggio è l’utilizzo delle piattaforme criptate”.
Fonte: Ilsole24ore.it
Foto © Paolo Bassani
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