Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Verificare se il collaboratore di giustizia Pietro Riggio abbia mentito ai magistrati di Caltanissetta. Si è chiusa con questa richiesta l’udienza di ieri del processo a carico di due generali dei carabinieri, ormai in pensione. 
Alla sbarra anche l'ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.
I due militari, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, sono stati accusati di aver depistato le indagini sull’attendibilità del collaboratore Riggio. La richiesta è stata avanzata dall’avvocato Basilio Milio, difensore di Alberto Tersigni, che ha evocato una perizia su file Facebook per verificare se Riggio (che, secondo il legale, è Giuseppe Sirio) abbia mentito al tribunale, avendo diffuso online dichiarazioni giudiziarie e notizie riservate. Ha sostenuto che ciò ne comprometterebbe l’attendibilità, cruciale in questo processo. Il Pm Pacifico si è opposto, ritenendo la perizia irrilevante e tecnicamente inconcludente. Il Presidente si è riservato di decidere dopo l’istruttoria, avendo fissato l’udienza al 13 maggio.


L’esame dell’avvocato Oriana Limuti, difensore di Angiolo Pellegrini

L’avvocato Oriana Limuti ha interrogato Pietro Riggio riguardo alla composizione e ai ruoli della squadra formata per la cattura di Provenzano, che ha incluso Riggio stesso, Peluso, Porto, De Nicola e Vacca. Riggio ha spiegato che non ci sono stati compiti fissi predefiniti per i membri della squadra: ognuno è intervenuto secondo le necessità del momento, e lui ha coordinato le azioni in base alla situazione sul campo, decidendo di volta in volta chi coinvolgere per garantire la propria sicurezza e il successo dell’operazione. Limuti ha definito questo approccio come “navigare a vista”, e Riggio ha confermato che è stato lui a fornire gli input principali, essendo stato direttamente operativo sul territorio.
L’interrogatorio si è poi spostato sul generale Pellegrini.
Senta, le risulta che il generale Pellegrini abbia avuto un incarico nei servizi nazionali?” ha chiesto il legale.
Io, per quello che mi è stato riferito, ho saputo che ha avuto degli incarichi all’interno del servizio, ma quello che mi ha detto Porto è che ha avuto anche un incarico esterno con i servizi americani. Poi, in che termini questo sia stato condensato, non lo so,” ha risposto Riggio.
Limuti lo ha in seguito incalzato su eventuali deposizioni rese alla Procura di Catania, in particolare sull’omicidio di Luigi Ilardo.
“Per sollecitare la sua memoria, lei – perché lo ha già dichiarato, tra l’altro, al processo trattativa – ha accusato, se può confermarlo, ha accusato sostanzialmente il generale Mori di aver passato le notizie alla mafia tramite, appunto, il capitano che faceva servizio a Catania e che ha avuto come fonte il boss Maurizio Zuccaro, che Ilardo stava per collaborare affinché fosse ucciso,” ha detto Limuti.
“Allora, l’ordine è partito da una fonte istituzionale del Tribunale di Caltanissetta,” ha detto il legale leggendo i verbali in aula, “che lo ha dato ai carabinieri a Ros di Caltanissetta, che a sua volta lo hanno fatto sapere in giro; ma c’è stata un’azione ben precisa da parte del colonnello Mori, che ha incaricato un suo uomo che è stato in servizio a una caserma dei carabinieri di Catania, che era direttamente collegata a Zuccaro, che da sempre il boss Zuccaro della famiglia di Santapaola è stato confidente dei carabinieri, da sempre. Quindi ha passato la notizia a lui affinché si facesse l’omicidio, che non poteva essere più ritardato in nessuna maniera. Questo io lo so da fonte mafiosa diretta, che è Alfio Mirabile, che a sua volta ha avuto l’idea sia di uccidere Zuccaro sia di uccidere il carabiniere, perché non ce la faceva più”.
Riggio ha risposto che ha accennato a questo caso nei suoi verbali del processo Trattativa Stato-Mafia, senza aggiungere ulteriori dettagli.
Dopo l’esame dell’avvocato, è stata la volta del Pm Pasquale Pacifico, il quale ha chiesto a Riggio di chiarire alcune informazioni emerse in precedenza sulla vicenda di Luigi Ilardo. Riggio ha confermato che le sue conoscenze su Ilardo gli sono arrivate non solo da Alfio Mirabile, ma anche dal cugino di Ilardo, Angelo. Riguardo ad Alfio Mirabile, Riggio ha ricordato di averlo incontrato più volte a Catania, in luoghi come Montepò (dove ha conosciuto la sua abitazione), al Torero (strada verso Siracusa) e in un villaggio turistico. Questi incontri, che sono avvenuti nel periodo 2002-2003, prima del suo arresto per i “Takabobcat”, sono stati legati a questioni estorsive e alla sua attività operativa all’interno di Cosa Nostra.
Il Pm è passato poi a un altro tema: gli incontri di Riggio con Giovanni Peluso e De Nicola a Caltanissetta. Riggio ha confermato di averli incontrati entrambi, precisando che sono stati detenuti con lui. Alla domanda se abbia mai incontrato De Nicola da solo, senza Peluso, Riggio ha risposto affermativamente.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Riggio: ''Roger D'Onofrio era della CIA ed era il 'garante' per Cosa nostra''

Il pentito Pietro Riggio: ''Io infiltrato in Cosa nostra per catturare Provenzano''

Strage di Capaci: inizia il processo contro i carabinieri accusati di aver depistato le indagini

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos