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A far scattare le indagini sono state le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, ex esponenti di spicco dei clan mafiosi degli Strano di Monte Po' e dei Cappello di Catania. Agli investigatori hanno raccontato come il porto etneo fosse il punto di arrivo di ingenti quantitativi di cocaina, spiegando come al suo interno avrebbero operato affiliati al clan Pillera-Puntina. Questi ultimi, a fronte di un compenso pari al 30-40% del quantitativo, avrebbero favorito l'ingresso e il successivo ritiro di sostanza stupefacente giunta a bordo di navi cargo provenienti dal Sud-America.

Così i Finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito, con il supporto di unità della compagnia Pronto impiego e cinofile, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Dora Catena nei confronti di sei persone accusate di narcotraffico. Contestualmente, è stata data esecuzione a un decreto d'urgenza emesso della Procura che ha disposto il sequestro di beni nella disponibilità degli indagati per circa 7,7 milioni di euro. Durante l'operazione le Fiamme gialle hanno eseguito tre sequestri per oltre 215 chilogrammi di droga e acceso un faro su una partita da oltre 300 chilogrammi. Le indagini sono state svolte, da unità specializzate del nucleo Pef di Catania-Gruppo operativo antidroga del Gico, coordinate dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dalle sostitute Tiziana Laudani e Michela Maresca.

"Sebbene fino al recente passato tali informazioni non avessero mai trovato conferma in altre indagini in materia di traffico di stupefacenti - ha spiegato il procuratore di Catania, Francesco Curcio -, i laboriosi approfondimenti svolti dal nucleo Pef hanno permesso per la prima volta di fare piena luce sulle dinamiche criminali all'interno del porto etneo". Durante le indagini sarebbero così emerse le figure di Angelo Sanfilippo, già condannato nel 2010 per narcotraffico, e di uno dei suoi tre figli, Melino Sanfilippo, entrambi dipendenti della Società europea servizi terminalistici srl, attiva nel porto di Catania. Angelo Sanfilippo, inoltre, secondo gli investigatori delle Fiamme gialle, avrebbe avuto rapporti con esponenti del clan 'Pillera-Puntina' e, in particolare, con Angelo Di Mauro, già condannato per associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nel 2007. Le intercettazioni hanno evidenziato la particolare cautela di Angelo Sanfilippo nell'uso dei cellulari, che sostituiva frequentemente nel giro di pochissimi giorni o di qualche settimana. "Il timore di essere oggetto di eventuali attenzioni da parte delle forze di polizia - ha spiegato il procuratore di Catania - si sarebbe manifestato anche nell'estrema attenzione prestata nell'utilizzo di auto non intestate alla sua persona, ma a componenti del suo contesto familiare".

Nonostante queste precauzioni, le indagini hanno consentito di accertare "la sistematica operatività" di Sanfilippo e della rete di persone e strumenti a lui riconducibili, tra cui il costante utilizzo strumentale di una società operativa all'interno del porto di Catania e responsabile per il carico/scarico dei container, nel settore del narcotraffico e di individuare le persone che lo avrebbero coadiuvato, definendone i rispettivi ruoli.

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