Davanti al liceo in cui si diplomò la moglie dell’agente il sit-in di protesta contro la prescrizione dell’omicidio. Gli studenti: “Ida non fu una casuale vittima collaterale”
“Verità e giustizia per Nino e Ida! La memoria non si prescrive”. Sul sagrato della Cattedrale di Palermo, lì dove la città ha salutato per l’ultima volta Vincenzo Agostino e la sua lunga barba bianca, si è tenuto questa mattina il sit-in di protesta contro la prescrizione sancita dalla Cassazione sull’omicidio di Ida Castelluccio, moglie del poliziotto Nino Agostino, entrambi brutalmente assassinati da Cosa nostra il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini. L’evento è stato organizzato dalla famiglia dell’agente, dalle associazioni Libera Palermo, Our Voice, Attivamente, Ass. Cassaro Alto, Contrariamente e dai collettivi studenteschi del Regina Margherita, Benedetto Croce e Vittorio Emanuele II.
L’iniziativa nasce in risposta alla pronuncia dello scorso 30 gennaio della prima sezione penale della corte di Cassazione che ha annullato la sentenza di condanna all'ergastolo del boss Nino Madonia per l’agguato mortale. L'annullamento è stato disposto con rinvio per Nino Agostino e senza rinvio per il caso di Ida Castelluccio, al tempo solo diciannovenne, a causa dell'intervenuta prescrizione. Secondo i giudici la ragazza (che aspettava un bambino) si trovò nel luogo sbagliato al momento sbagliato (la giovane venne assassinata dopo aver assistito qualche attimo prima alla morte del marito) quindi il reato va prescritto perché non regge l’aggravante della premeditazione.
Di tutt’altro parere è invece Nino Morana Agostino, nipote del poliziotto. “Si è arrivati alla prescrizione perché già nella sentenza di primo grado si era deciso che Ida si trovasse lì per caso, che fosse solo una vittima collaterale e non un obiettivo premeditato”, ha detto davanti a una folla di studenti venuti a manifestare solidarietà. Invece i boss di Cosa nostra “hanno scelto di ucciderli insieme, perché anche Ida era un obiettivo premeditato, sapevano benissimo che mia zia fosse la custode dei segreti di suo marito, e lasciarla in vita sarebbe stato troppo scomodo”. Della stessa idea sono anche gli studenti e le studentesse presenti al sit-in. “Vogliamo dire a gran voce che Ida non si trovò nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Non fu una casuale vittima collaterale, era la compagna consapevole e solidale di Nino Agostino che quel giorno urlò ai sicari ‘io so chi siete”, ha affermato una rappresentante dei collettivi. “Vogliamo manifestare la nostra rabbia per quella che è, di fatto, una rinuncia dello Stato a punire chi ha ucciso Ida Castelluccio, senza del tutto i conti con chi, proprio all’interno delle istituzioni, ha contribuito fortemente a sviare le indagini”.
Flora Agostino
Rabbia e amarezza sono i sentimenti che più di tutti appesantiscono il petto di Nino Morana Agostino e della sua famiglia (presente questa mattina anche la madre Flora). “Il 30 gennaio 2025 è arrivato l’ennesimo schiaffo alla nostra famiglia. In 35 anni ne abbiamo ricevuti tanti, tra depistaggi, false piste, falsi collaboratori, segreti di Stato, archiviazioni, e ora anche questo. Ma ad ognuna di queste ingiustizie abbiamo risposto con forza, a testa alta e schiena dritta, come diceva sempre mio nonno Vincenzo”, ha detto al megafono il giovane. “Mio nonno si è forse portato inutilmente il fardello della sua barba e capelli lunghi? I miei nonni, Vincenzo e Augusta, hanno sacrificato 35 anni della loro vita solo per far assistere alla propria famiglia l’ennesima ingiustizia italiana?”, si chiede Nino Morana Agostino. “Sono vane anche le morti di mio zio e di mia zia Ida che ha affrontato i suoi assassini, urlando loro in faccia: ‘Io so chi siete’?”.
Vincenzo Agostino, ha ricordato il nipote, “diceva che voleva una reale verità su quel triplice massacro che uno Stato complice e spietato ha permesso, solo per proteggere sé stesso e i suoi uomini deviati e corrotti. E non deve importare se, per dire queste verità, si toccheranno ‘sepolcri imbiancati’ e nomi impronunciabili. E’ impensabile che in uno stato di diritto quale siamo un omicidio cada in prescrizione. È impensabile che la mia famiglia attende ancora una reale verità ed una giustizia completa ad una distanza di quasi 36 anni”. Nino Morana Agostino non si arrende. “Con questa decisione, pensano di abbattere la mia famiglia, di togliere la speranza ai cittadini e alle cittadine oneste che ogni giorno ci affiancano in questa lotta. Ma non si rendono conto che noi continuiamo, lottiamo, resistiamo”.
Foto © Paolo Bassani
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