Il 30 aprile l’udienza al Tribunale di Sorveglianza di Milano. La procura nazionale antimafia: “Il ravvedimento deve essere dimostrato da atti concretamente valutabili”
Il boss di Corso dei Mille Renzino Tinnirello, 65 anni, accusato di un centinaio di omicidi, mafioso stragista mai pentito ha ottenuto nelle scorse settimane un permesso premio di sei ore, firmato dal giudice di sorveglianza di Milano. A riportalo è Repubblica. Il tribunale di sorveglianza ha accolto positivamente la relazione fatta da un operatore del penitenziario di Opera, secondo cui il mafioso palermitano starebbe facendo un percorso critico di rivisitazione del suo passato. Ma la procura diretta da Marcello Viola non ci crede e la sostituta procuratrice Alessandra Cerreti ha impugnato il provvedimento, bloccandolo. Il 30 aprile si terrà l’udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Milano. Tinnirello è il secondo stragista di rilievo di Cosa nostra ad accedere a questi benefici negli ultimi mesi, prima di lui era toccato a Giovanni Formoso (condannato per la strage di via Palestro a Milano). Tinnirello, come detto, non ha mai collaborato con la giustizia e non ha mai risarcito i familiari delle sue vittime. Eppure è custode dei segreti delle stragi di mafia del 1992. Tinnirello fu uno dei membri del gruppo di fuoco inviato a Roma da Totò Riina nella famosa “missione” con cui si doveva eliminare il giudice Giovanni Falcone (che al tempo lavorava al ministero della Giustizia) nella Capitale. Insieme a lui c’erano membri di primo livello di Cosa nostra come Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro. Poi però, misteriosamente, Riina diede il contrordine e fece rientrare tutti in Sicilia perché andava realizzato qualcosa di “grande” contro il giudice. Di lì a poco, infatti, Falcone verrà ucciso nell’attentato di Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta. E a proposito della strage. Tinnirello fu anche l’uomo incaricato a preparare l’esplosivo usato il 23 maggio 1992 e poi per quello usato nella strage di via D’Amelio contro Paolo Borsellino. Ecco il via libera al permesso premio ha provocato non poche polemiche. La stessa procura nazionale antimafia aveva dato parere negativo alla concessione del permesso premio al mafioso condannato all’ergastolo per le stragi del 1992: la sostituta procuratrice Franca Imbergamo parla di “indiscutibile pericolosità del detenuto”. E cita una nota della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che riferisce della “vitalità della famiglia di Brancaccio”. I pm di Palermo aggiungono che “è provato in sede processuale come gli esponenti in libertà di detta famiglia mafiosa prendano ordini da esponenti di primo livello della stessa, detenuti, e tra questi senz’altro deve annoverarsi Tinnirello”. Sempre la procura nazionale antimafia sostiene che “il ravvedimento del condannato deve essere dimostrato da atti concretamente valutabili, e non facendo riferimento al mero foro interiore della coscienza, con affermazioni solo labiali di pentimento”. Non solo. Agli atti dell’operazione “Cupola 2.0” del Ros contro la ricostituzione della commissione provinciale di Cosa nostra, ricorda Repubblica, c’è un riferimento al tesoro mai sequestrato di Tinnirello: anni fa, il boss ergastolano venne intercettato in carcere mentre discuteva col padre della vendita di un terreno di famiglia. Parlavano della necessità di trovare “gente seria che ha i soldi per questo lavoro”. E ancora: “C’è un progetto approvato”. Quale? E’ un altro mistero di cui è custode il boss. Poi c’è il segreto dei segreti: Tinnirello sarebbe a conoscenza dell’identità dell’uomo misterioso (non appartenente a Cosa nostra) presente nel momento in cui venne imbottita di esplosivo la Fiat 126 usata per uccidere Borsellino.
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