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Prende sempre meno corpo la notizia, diffusa sabato dal settimanale Gente, della morte in una clinica privata di Calì, in Colombia, dell'ultimo boss ricercato di Cosa nostra, Giovanni Motisi, latitante dal 1998. La polizia, su delega dei magistrati della Dda di Palermo che coordinano le indagini sulla cattura del capomafia, ha sentito nelle scorse ore il fotoreporter autore del pezzo che avrebbe dato alcune indicazioni sulla clinica in cui il boss, ammalato a suo dire di tumore al pancreas, sarebbe stato ricoverato senza però indicare il periodo a cui risalirebbe il decesso. Gli accertamenti, fatti dalla Sco in collaborazione con le forze dell'ordine colombiane, al momento non confermano, dunque, l'indiscrezione. Motisi, sicario di Totò Riina, è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio del vice capo della Mobile di Palermo Ninni Cassarà, trucidato il 6 agosto del 1985 insieme all'agente Roberto Antiochia mentre rientrava a casa. Recentemente la polizia ha diffuso un nuovo identikit di Motisi realizzato con la tecnica dell'age progression. Le ultime notizie di una presenza in Sicilia di Motisi risalgono al 2007, quando i carabinieri fecero irruzione in una villa a Casteldaccia, vicino Palermo, scoprendo che nel '99 il boss aveva festeggiato lì il compleanno della figlia. Vennero trovate delle foto in cui, per evitare che si arrivasse alla casa, alcuni lenzuoli erano stati stesi sui mobili. Da anni gli investigatori seguono, anche fuori dall'Italia, le tracce del latitante che agli inizi del 2000 ha lasciato la moglie, rimasta in Sicilia. La donna chiese ai vertici del "mandamento" di potersi rifare una vita. Nel 2002 il padrino sarebbe stato costretto a cedere la guida del mandamento di Pagliarelli, assunta durante la detenzione del capomafia Antonino Rotolo, al boss a cui nel frattempo era stata concessa la detenzione domiciliare.

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