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Il primo bilancio è di 141 che restano in carcere su 181 persone arrestate martedì nel maxiblitz dei carabinieri, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Un'operazione che ha disarticolato la rete dei boss dei vari mandamenti della città e della provincia, non solo i vertici ma anche picciotti, cosiddetti uomini d'onore, esattori del pizzo e semplice manovalanza adibita ai pestaggi. Oltre ai 141 rimasti in cella, 11 sono andati agli arresti domiciliari, 12 sono liberi ma con l'obbligo di firma e una quindicina di altre posizioni sono ancora al vaglio dei magistrati. Regge, dunque, l'impianto accusatorio del pool coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Marzia Sabella. Colpite le cosche di Pagliarelli, Tommaso Natale, Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, Cinisi, Carini e Bagheria. Fra i reati contestati il traffico di droga. Dall'indagine è emerso che molti capimafia detenuti riuscivano a comunicare con l'esterno grazie a cellulari introdotti illegalmente in carcere e attraverso criptofonini dotati di software che ne impedivano l'intercettazione, usati anche dai mafiosi in libertà.

Fonte: Agi

Foto © Imagoeconomica

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