Il 19 settembre scorso il respingimento da parte del tribunale di Sorveglianza di Roma, ora quello della prima sezione della Cassazione, presieduta da Giuseppe De Marzo. Nulla da fare per Giorgio Pizzo: il killer della cosca di Brancaccio, al servizio del boss Leoluca Bagarella, nonché tra gli autori della strage di Capaci e di via dei Georgofili a Firenze, resta al 41bis. Dopo 30 anni di detenzione, la Suprema Corte ritiene pienamente legittima l'ulteriore proroga del carcere "duro" disposta dal ministero della Giustizia il 9 novembre del 2023. Pizzo contestava l’assenza della capacità di mantenere i contatti con la criminalità organizzata e in particolare con la cosca di Brancaccio, ma anche che la proroga dello speciale regime detentivo non fosse altro che la "reiterazione di un inammissibile automatismo decisionale privo di ogni giustificazione preventiva". I giudici, però, hanno evidenziato che il decorso del tempo non basta per escludere i requisiti della proroga, considerando ancora attuali i legami criminali di Pizzo, dimostrati dal suo passato di killer in azioni come le stragi di Capaci e via dei Georgofili, il ruolo di custode delle finanze mafiose e il favoreggiamento della latitanza di Giuseppe Graviano. La Corte ha inoltre sottolineato l'assenza di segnali di rieducazione e il continuo operare della famiglia mafiosa di Brancaccio, confermando la rigenerazione di Cosa nostra nonostante le detenzioni dei suoi affiliati.
Fonte: palermotoday.it
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