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Gli scritti dell’erede di Riina e Provenzano, il rapporto con sua figlia Lorenza e l’incognita sulle risorse finanziarie

Legami familiari, fedeltà e ombre di potere: è questo il quadro che emerge dai diari di Matteo Messina Denaro. Parole che sembrano voler celebrare i legami di sangue attraverso i “geni della sua stirpe”. Nei suoi scritti, l’uomo che ha ereditato la guida di Cosa nostra dopo l’arresto di Totò Riina e Bernardo Provenzano - e che ha gestito gli affari della mafia siciliana durante una latitanza durata tre decenni - fa spesso riferimento alla propria famiglia. Rivolgendosi alla figlia Lorenza, il boss ha più volte sottolineato una sorta di orgoglio dinastico che affonda le radici nel padre, don Ciccio Messina Denaro.

Forse, anche per questo motivo, il ruolo centrale nella trasmissione delle sue ultime volontà è stato ricoperto dalla nipote Lorenza Guttadauro. Nel gennaio 2014, Messina Denaro, già provato dalla malattia, le affidò il compito di occuparsi delle sue disposizioni funerarie, segno di una fiducia profonda nei confronti di questa giovane donna. Del resto, Lorenza non era solo una parente per il boss, ma anche una figura di riferimento: dopo il suo arresto, ha assunto infatti la sua difesa legale, mantenendo un legame costante con lo zio e visitandolo regolarmente nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila.  Un rapporto così stretto - come ha ricordato “LiveSicilia” - da rafforzarsi durante il periodo di isolamento del capomafia. Al punto che, quando Messina Denaro era ormai gravemente malato e aveva rinunciato alle cure e all’alimentazione, chiedeva di essere svegliato solo per i colloqui con la nipote.

Una circostanza che non dovrebbe sorprendere. La vita di Lorenza Guttadauro è strettamente intrecciata con il mondo mafioso, non solo per il suo legame con Matteo Messina Denaro, ma anche per la storia della sua famiglia. Suo padre, Filippo Guttadauro, è stato condannato per mafia, e sua madre, Rosalia Messina Denaro, ha ricevuto una condanna a 14 anni di carcere. Anche suo fratello Francesco e la zia Anna Patrizia sono attualmente detenuti. Sono invece in libertà da tempo suo zio Salvatore e il marito, Luca Bellomo, nipote acquisito di Messina Denaro, considerato il “regista” di numerose attività mafiose. Bellomo, che operava sotto le direttive di Messina Denaro e del suocero Guttadauro, è stato arrestato e successivamente scarcerato per buona condotta. Oltre al ruolo di legale, Lorenza Guttadauro ha fatto da tramite tra il boss e sua figlia Lorenza, in un rapporto segnato da conflitti e riconciliazioni. La giovane, che aveva interrotto ogni contatto con la famiglia paterna al compimento della maggiore età, si è riavvicinata solo dopo l’arresto del padre. “Il sangue che ti scorre nelle vene ti porterà a fare per me cose che hai in odio”, scriveva Messina Denaro nei suoi diari. Successivamente, le lettere e i colloqui in carcere tra il boss e sua figlia hanno contribuito a ricostruire un legame perduto da anni, culminando nella scelta della giovane di riprendere il cognome del padre e abbracciare definitivamente l’identità di Messina Denaro. Sul piano materiale, resta aperta la questione delle risorse finanziarie di Matteo Messina Denaro. Durante la lunga latitanza, il boss disponeva di ingenti somme di denaro, generate da una rete di protezione e affari che gli garantivano uno stile di vita senza privazioni. Con la sua morte, però, si apre un punto di rottura: il flusso di denaro che sosteneva la rete mafiosa si è interrotto o è stato trasferito a nuove figure di spicco di Cosa nostra? E quale impatto potrebbe avere questa situazione sulla capacità dell’organizzazione di riorganizzarsi?

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