I pm sentono il giornalista Daniele Bitteri che due giorni dopo l’agguato scrisse di una telefonata anonima ricevuta dagli inquirenti sui movimenti dei killer
Un nuovo tassello si inserisce nel puzzle della ricerca della verità sul delitto, ricordato lunedì a Palermo, del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella avvenuto il 6 gennaio 1980. Dopo 45 anni restano ignoti i volti dei killer (ancor di più quelli dei mandanti) che assassinarono il fratello dell’attuale capo di Stato la mattina di Epifania. Questa settimana è giunta la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dei boss di Cosa nostra Nino Madonia e Giuseppe Lucchese. E oltre a ciò i pm di Palermo hanno sentito, come riporta La Repubblica, anche un giornalista che si occupò del caso. Si tratta di Daniele Bitteri, cronista del Giornale di Sicilia che l’8 gennaio ’80, due giorni dopo l’agguato, scrisse un articolo rispetto a una telefonata anonima fatta, con dovizia di particolari, alla Squadra Mobile da parte di un testimone (un uomo) che avrebbe visto “gli assassini cambiare abito e auto” nei pressi del misfatto. Il giornalista, intervistato da La Repubblica, racconta di aver saputo della telefonata perché era di casa alla Mobile al tempo (“praticamente vivevo alla Squadra Mobile”) ma non ricorda chi esattamente gli diede la notizia. Ad ogni modo all’epoca sul suo quotidiano scrisse in prima pagina che “lo sconosciuto informatore - riportava così l’articolo - avrebbe descritto i movimenti degli assassini subito dopo l’omicidio. In particolare, i due killer sarebbero stati visti abbandonare la 127 bianca in via De Cristoforis, una traversa di via Laurana. A questo punto - proseguiva il cronista - i due giovani sarebbero entrati nell’androne di un edificio vicino alla strada e si sarebbero cambiati d’abito. Poi, sarebbero saliti su una 850 grigia”. E, poi, uno dei sicari sarebbe ripassato da via Libertà (luogo dell’agguato) “poco tempo dopo l’omicidio, quando già l’auto del presidente della Regione era circondata dagli esperti della Scientifica”. Bitteri rivelava anche dell’altro: “Sarebbero stati trovati dei guanti nella 127”. Era il guanto di un killer, che in quei giorni scomparve misteriosamente fra la Squadra Mobile e il Tribunale. L’articolo del GdS di Bitteri ha catturato l’attenzione dei magistrati che oggi sono al lavoro per dare un volto ai sicari di Mattarella e chiarire, anzitutto, se si trattò di un omicidio eseguito da boss di Cosa nostra o dai Nar Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini (entrambi in passato processati e poi assolti in via definitiva). Che ad uccidere il democristiano siano stati Lucchese e Madonia potrebbe essere più che un’ipotesi, anche perché il territorio in cui avvenne il delitto (davanti all’abitazione del presidente in via Libertà) era (ed è ancora) feudo della potente famiglia Madonia (signori del mandamento Resuttana) che difficilmente avrebbe acconsentito a un omicidio eccellente da parte di non mafiosi in casa propria. E poi c’è il caso dell’estrema somiglianza di Nino Madonia con Giusva Fioravanti, quest’ultimo riconosciuto da Irma Chiazzese, la moglie del presidente, come l’uomo dalla giacca a vento celeste che fece fuoco contro il marito. Ora il nuovo tassello, l’articolo del GdS, potrebbe aiutare la procura a fare chiarezza. Bitteri, infatti, è stato sentito nei giorni scorsi come persona informata sui fatti dalla procuratrice aggiunta di Palermo Marzia Sabella e dalla sostituta Francesca Dessì. I magistrati, riporta La Repubblica, hanno anche inviato gli uomini della Dia nelle redazioni di giornali e Tv, per recuperare foto e video di quel 6 gennaio 1980. A caccia di qualche riscontro alle rivelazioni dell’anonimo. In effetti, dalle immagini dell’epoca, basti pensare a quelle immortalate da Letizia Battaglia accorsa sul posto quel giorno, intorno all’auto di Piersanti Mattarella si intravedono tanti curiosi: volti di giovani che adesso vengono passati in rassegna dagli inquirenti. E’ possibile che qualcuno di loro fosse Antonino Madonia o Giuseppe Lucchese. Il primo aveva 28 anni, il secondo 22. Ad ogni modo sulla mole di pagine di rapporti della Mobile del tempo si riportano diverse telefonate anonime arrivate al centralino ma nessuna di queste fa riferimento ai killer che si cambiano vestiti e vettura per poi dileguarsi passando (solo uno di loro pare) sulla scena del crimine quando il sangue di Mattarella sulla sua Fiat 132 era ancora caldo.
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