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Condannato tre volte per 416bis, ora “Gino u mitra" torna a Palermo

Dopo tredici anni di carcere torna in libertà il mafioso ed estorsore palermitano Luigi Abbate, 66 anni, che con altri componenti della sua famiglia aveva il suo regno nell'antico quartiere palermitano della Kalsa. Abbate, noto come Gino “u mitra”, ha vissuto più anni in carcere. Il boss carismatico di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, aveva preso una netta distanza da soggetti come lui che, a suo avviso - come disse al procuratore Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido che andarono ad interrogarlo dopo la cattura - era da far rientrare nella categoria delle "canaglie", di quelli che fanno "più schifo di qualcuno che lo ha generato e lo fate passare per mafioso". Eppure, Luigi Abbate non è un signor nessuno. Il suo curriculum criminale parla chiaro: condannato per associazione mafiosa per ben tre volte tra il 1996 e il 2015, rispettivamente a 5 anni, 13 anni e mezzo e 19 anni.
Era detenuto a Catanzaro e per buona condotta il mafioso è uscito dal carcere circa un anno prima del previsto. L' avvocato di Abbate, Maurizio Savarese, aveva fatto istanza per il ricalcolo della pena chiedendo la "continuazione" per i reati di cui l'imputato era accusato. Il procedimento era finito in Cassazione ma non c'è stato bisogno del pronunciamento della Suprema Corte per la scarcerazione. Abbate ora torna a Palermo da uomo libero e in buona compagnia. Il suo nome è solo l’ultimo di una lunga serie di boss di Cosa nostra che lo hanno preceduto. Tra questi: Giuseppe CoronaFranco BonuraMichele MicalizziGaetano SavocaGiuseppe Fidanzati e Vito Roberto Palazzolo.

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