È noto che la procura di Caltanissetta ha contestato all'ex magistrato di Palermo Gioacchino Natoli di aver insabbiato l'indagine che riguardava un filone della cosiddetta inchiesta mafia-appalti per favorire esponenti mafiosi come l'imprenditore palermitano Antonino Buscemi.
In che modo, secondo i magistrati, questa indagine sarebbe stata insabbiata?
In particolare secondo i pm nisseni l’inchiesta su Buscemi e Bonura sarebbe stata archiviata su richiesta di Natoli dopo aver condotto “un’indagine apparente" in particolare "richiedendo, tra l’altro, l’autorizzazione a disporre attività di intercettazione telefonica per un brevissimo lasso temporale (inferiore ai quaranta giorni per la quasi totalità dei target) e solo per una parte delle utenze da sottoporre necessariamente a captazione”.
Al contempo si accusa Natoli di aver disposto, “d’intesa con l’ufficiale della Guardia di finanza Stefano Screpanti che provvedeva in tal senso, che non venissero trascritte conversazioni particolarmente rilevanti, da considerarsi vere e proprie autonome notizie di reato".
Da queste conversazioni, secondo i magistrati "emergeva la ‘messa a disposizione’" di Ernesto Di Fresco - ex presidente della Provincia in quota Democrazia Cristina - "in favore di Bonura, nonché una concreta ipotesi di ‘aggiustamento‘, mediante interessamento del Di Fresco stesso, del processo pendente innanzi alla Corte d’Assise di Appello di Palermo, sempre a carico del Bonura, nonché di Fontana Stefano e Di Maio Vincenzo per il duplice omicidio Chiazzese/Dominici".
Si tratta di una vecchia storia: il 5 giugno 1982, intorno alle 12,50, il costruttore boss e un tale Stefano Fontana vennero fermati da una volante della polizia mentre correvano su una Golf Gt bianca in via Francesco Paolo Di Blasi, poco dopo l’uccisione di due rapinatori che davano fastidio, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. In quello stesso istante, scappano anche una Fiat 127 di colore bianco, una Fiat Ritmo grigia e un’Alfa Sud gialla.
Nei giorni scorsi, come riporta Repubblica, gli atti del processo d’appello sono arrivati a Caltanissetta per essere esaminati.
Perché questa vecchia storia interessa ai pm nisseni?
Le intercettazioni rivelano un’assoluzione che, più che sperata, pareva prevista.
"Allora, complimenti, che bella notizia" disse a gennaio del 1992 Ernesto Di Fresco ad un famigliare di Bonura.
"Ce l’aspettavamo, ma una cosa è dirlo, una cosa è vederlo scritto" rispose quest'ultimo.
Una notizia che stride con lo stato d'animo che il boss aveva manifestato in un'altra conversazione parlando con il politico Dc.
"Oggi, non va proprio", disse Francesco Bonura.
"Francù, amunì, non fare questa voce" rispose Di Fresco.
Queste intercettazioni Natoli non le ha mai avute tra le mani dato che, come disse in comm. antimafia, "la Guardia di finanza, già in data 2 gennaio 1992, mi comunica che tre utenze telefoniche hanno dato risultato zero e quindi mi diceva: 'Interrompi le operazioni', documento 5; il 22 gennaio 1992 stessa cosa, documento 6; il 3 febbraio 1992 la stessa cosa per altre due utenze telefoniche, documento 7; il 3 marzo 1992 per le rimanenti intercettazioni perché aventi contenuto esclusivamente familiare e comunque non inerente il servizio, documento 8".
Natoli aveva inoltre consegnato alla commissione “le trascrizioni integrali delle 29 intercettazioni” ritenute più rilevanti dagli inquirenti.
Trascrizioni su cui forse non era presente il dialogo tra Bonura e Di Fresco. Secondo quanto riportato da Repubblica, emerge inoltre una nota lasciata agli atti da Screpanti, in cui si faceva riferimento a uno “scetticismo della procura” rispetto all’inchiesta.
Fonte: Repubblica.it
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