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Il fratello del commissario ucciso dalla mafia: “Siamo soddisfatti del processo perché tutta la verità storica è stata svelata ma siamo disgustati dal comportamento di Catania

"Rinnovo la mia fiducia nei confronti dei pm del processo, che credo abbiano ragioni fondate, per proseguire" e "noi siamo pienamente soddisfatti dell'andamento del processo perché crediamo che tutta la verità storica è stata svelata e, in quella sede e in quel tempo, abbiamo chiesto, con il nostro avvocato, come risarcimento un euro". Lo afferma Dario Montana, fratello del commissario Beppe assassinato da Cosa nostra il 28 luglio del 1985, annunciando in conferenza stampa di non presentare atto d'appello alla sentenza di assoluzione di Mario Ciancio Sanfilippo. La famiglia Montana, assistita dall'avvocato Goffredo D'Antona, si era costituita parte civile per un necrologio che il quotidiano La Sicilia non pubblicò sull'uccisione da parte della mafia del capo della 'Catturandi' della squadra mobile di Palermo. "Noi siamo disgustati dal comportamento di questa città - aggiunge Montana - la nostra costituzione di parte civile era un'occasione per coinvolgere la città nelle discussioni del processo, che nessuno voleva fare a Catania". Tra "le assenze" con cui Montana è critico ci sono "le associazioni antiracket". "La vera forza della mafia, come diciamo da anni - osserva Dario Montana - non sta nella mafia, ma al di fuori della mafia. Io credo che questa città abbia voglia di mafia: stiamo discutendo del clima culturale e che c'è una città che è abituata a girarsi dall'altra parte. Il diritto alla verità è un diritto troppo importante per essere lasciato in mano soltanto ai magistrati o a certi giornalisti". Sul ruolo dei giornalisti Montana ha detto di "non avere stima di qualcuno di loro". L'avvocato Goffredo D'Antona ha ricordato che "nell'arringa, concordata con la famiglia Montana, tenni ben distanti la posizione dell'imputato da quella del giornale La Sicilia, poi esistono giornalisti e giornalisti e avvocati e avvocati".

Fonte: Ansa

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