L’arresto, in queste ore, di Sal Catalano, 83enne boss rientrato dagli Stati Uniti nel 2016 - boss della cosiddetta Pizza Connection-per estorsione ai danni di un imprenditore, ci permette di fare un salto – tutt’altro che nostalgico- ai mitici anni ’80, quelli, appunto della famosissima inchiesta che svelò l’asse della droga tra l’Italia e l’America.
Era la seconda metà degli anni settanta, esattamente, e i mafiosi palermitani Nunzio La Mattina, Tommaso Spadaro e Giuseppe Savoca acquistavano grosse partite di morfina in Svizzera dal trafficante turco Musullulu Yasar Avni per conto delle altre Famiglie mafiose e la trasportavano, via mare o via terra, a Palermo e nelle vicinanze, dove erano attive numerose raffinerie illegali di eroina comuni a tutte le Famiglie: fu così che nel 1980, gli inquirenti, ne scoprirono per la prima volta una in contrada Piraineto di Punta Raisi-dove oggi si trova una fermata della metro per l’aeroporto - e un'altra a Trabia, gestite dal mafioso Gerlando Alberti, che verrà arrestato insieme a tre chimici marsigliesi. Nel 1982, poi, sarà scoperta un'altra raffineria, a Palermo, in via Messina Marine, gestita dal mafioso Pietro Vernengo.
Anni tremendi per la città di Palermo, anni di stragi, di sangue e corruzione: è nel marzo 1980 che avviene uno dei più clamorosi sequestri di eroina dell'epoca, con la scoperta di un carico di 40 kg che viene ritrovato vicino Varese, nascosto nelle custodie dei dischi di Esmeralda Ferrara, una cantante di Bagheria, che faceva frequenti viaggi negli Stati Uniti per conto di Emanuele Adamita, della famiglia mafiosa dei Gambino di New York. Artisti, a modo loro, i mafiosi che trafficavano droga in quegli anni.
Secondo le dichiarazioni Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, il traffico di eroina era gestito esclusivamente da mafiosi siciliani vicini ai Corleonesi (capeggiati da Totò Riina) che si erano trasferiti negli States (Salvatore Catalano, Gaetano Mazzara, Giuseppe Ganci, Salvatore Mazzurco, Salvatore Lamberti, Frank Castronovo e Salvatore Greco) mentre il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia sostenne che il traffico di droga con gli USA sarebbe stato gestito (fino al suo omicidio per mano dei Corleonesi nel 1981) dal boss Stefano Bontate ed aveva come terminali i fratelli John e Rosario Gambino di Brooklyn, circostanza invece negata da Buscetta e Contorno. Secondo un altro collaboratore di giustizia, Leonardo Messina, se Famiglie o mandamenti di più province dovevano intervenire finanziariamente nel traffico di stupefacenti, "la gestione era dei palermitani": « il mandamento chiama la Famiglia alla quale domanda se vuole partecipare al traffico..le Famiglie mettono i soldi, per traffici che avvengono a Palermo, a Roma, a New York, e via dicendo».
Un vecchio mafioso, molto avanti negli anni, che ama così tanto la pizza…c’è da riflettere, e forse anche un po’ da preoccuparsi…
Foto © Imagoeconomica
Quella mafia al sapore di ''pizza'' mai passata di moda
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- Alberto Castiglione