Il processo ha evidenziato il ritorno a delinquere di due capimafia storici, il boss di Partana Mondello e il boss di Resuttana Salvatore Genova
Condanne pesantissime al processo “Resurrezione”. Il Gup del tribunale di Palermo Marco Gaeta ha condannato a 150 anni complessivi di carcere i quattordici imputati. Il blitz della Polizia di Stato realizzato il 10 luglio dell'anno scorso aveva evidenziato il ritorno alle attività criminali di due capimafia storici, Michele Micalizzi da un lato - coinvolto in un altro troncone della vicenda, assieme ad altri - e Salvatore Genova, detto Salvo, che invece è il principale protagonista del processo chiuso ieri pomeriggio con la sentenza della parte andata in abbreviato. Sono cinque invece gli assolti. Con Genova, oltre a gregari e strettissimi collaboratori, era imputato un ex commercialista come Giuseppe Mesia, pure lui riconosciuto colpevole, così come richiesto dal pm Giovanni Antoci, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Marzia Sabella. Mentre è in ordinario un altro colletto bianco, il notaio Sergio Tripodo. A Genova, che era in palese competizione e "concorrenza" con Micalizzi, il Gup, nonostante lo sconto di pena di un terzo previsto per l'abbreviato, ha inflitto 18 anni di carcere. Ancora di più (20 anni) hanno avuto Sergio Giannusa e Mario Napoli, molto vicini a Genova, ma per loro la condanna e' in continuazione con altre, rimediate per fatti analoghi (mafia ed estorsioni) nel 2013. A seguire, Carlo Giannusa ha avuto 14 anni; Salvatore Castiglione 12; Michelangelo Messina 9 anni e 4 mesi; Giuseppe Mesia 9 anni; Giovanni Quartararo, che ha una catena di negozi di scarpe, 8 anni e 8 mesi; Benedetto Alerio, titolare della Antica Polleria Savoca dei Fratelli Alerio di via San Lorenzo, Settimo Giuseppe D'Arpa, Gaetano Maniscalco 8 anni a testa; Antonino Fontana 5 anni e 4 mesi; Girolamo Federico 5 anni e 8 mesi; Agostino Affatigato (assolto da una delle estorsioni a lui contestate, lo difendono gli avvocati CarmeloFranco e PaolaValle) 4 anni, 5 mesi e 10 giorni. Gli assolti sono Giuseppe Di Maria (difeso dall'avvocato Giovanni Rizzuti), Angelo De Luca (assistito dagli avvocati Giuseppe Farina e Salvatore Sieli), Carlo e Cristian Pesco e Giuseppe Li Gotti (avvocato Filippo De Luca). In ordinario ci sono Tripodo, Mario Muratore, Giuseppe D'Amore, Michele Siragusa e Francesco Balsameli.
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