Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

L’ultimo è il 74enne Raffaele Galatolo, famoso perché strangolava i rivali di Riina. Ogni tanto scende a Palermo, Cracolici: “Il ministro della giustizia esiste?

Sono trascorsi un anno e un mese esatti dalla morte di Matteo Messina Denaro, eppure a Palermo aleggia ancora la presenza di boss mafiosi di spessore che controllano la città. Alcuni sono liberi, ma anziani (ciò non significa che siano meno pericolosi), altri sono latitanti in Italia e all’estero e altri ancora sono in carcere, ma continuano a spadroneggiare grazie alle reti di contatti che possiedono. Tutti condividono una caratteristica: detengono un gran numero di beni e ingenti somme di denaro. La Repubblica ne ha ricordati cinque: Franco Bonura, Michele Micalizzi, Gaetano Savoca, Giuseppe Fidanzati e Vito Roberto Palazzolo. Ma ce ne sono altri. Il più noto di quelli ancora ricercati è Giovanni Motisi (“u pacchiuni”, il grasso), per anni capo del mandamento di Pagliarelli. In fuga dal 1998 per omicidi, associazione mafiosa, strage e altri reati, è stato condannato all'ergastolo. Dopo la morte di Messina Denaro, il suo nome è stato spesso citato come possibile nuovo "capo dei capi", un’ipotesi considerata poco realistica dagli inquirenti. Poi c’è Franco Bonura, capomafia dell'Uditore e costruttore. Bonura è un boss pericoloso nonostante i suoi 82 anni. Conosce alcune delle trame più importanti di Cosa Nostra, avendo prima militato tra le fila di Totuccio Inzerillo e poi, dopo averlo tradito, è passato ai corleonesi durante la seconda guerra di mafia. Secondo La Repubblica, Bonura avrebbe utilizzato prestanome per le sue ricchezze, presumibilmente immobili. La sua famiglia continua a vivere in un appartamento lussuoso a Palermo. Mafioso e imprenditore è anche Michele Micalizzi, 74 anni, è un altro importante esponente di rilievo Cosa Nostra. Micalizzi è stato recentemente arrestato ed è genero del boss di Partanna-Mondello Rosario Riccobono. Insieme alla moglie, ha ottenuto dalla corte d'appello di Palermo la restituzione di un patrimonio immobiliare valutato circa dieci milioni di euro. Un altro boss di rilievo è Tommaso Lo Presti, noto come "il pacchione". Tornato in libertà dopo anni in carcere, ha recentemente festeggiato le sue nozze d'argento nella chiesa di San Domenico, un gesto che ha suscitato polemiche e offese alla memoria di Giovanni Falcone, sepolto proprio nella chiesa di San Domenico. Impossibile non citare i fratelli di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano, membri de gotha di Cosa nostra ed entrambi condannati per le stragi. Tutti e due, da decenni, cercano di uscire dal carcere ed entrambi possiedono ancora un patrimonio di beni enorme che lo Stato solo in parte è riuscito a scovare e sequestrare (l’ultima grande operazione di sequestro di beni riconducibili ai due risale al 2018 per un valore di circa 10 milioni di euro). I loro parenti vivono tranquilli, come ha rivelato il collaboratore di giustizia Fabio Tranchina: quasi 60 mila euro provenienti dagli affitti degli immobili ereditati da Michele Graviano, padre di Giuseppe e Filippo. La sorella dei due boss, Nunzia, scrive La Repubblica, avrebbe continuato a operare nel settore immobiliare, rivendendo un pezzo di terra acquistato anni prima sul quale poi è stato costruito un centro commerciale. Di Brancaccio è anche Gaetano Savoca, figlio di Pino Savoca. Scarcerato di recente, Savoca è uno dei mafiosi più illustri e si muove per la città, incontrando mafiosi di spessore. Da menzionare, poi, VitoRobertoPalazzolo, ritenuto il più grande tesoriere e riciclatore di denaro sporco per conto di Cosa nostra. Nel 2019 ha lasciato le celle del carcere dove era detenuto in 41bis ottenendo i servizi sociali.
E’ stato latitante per anni in Sudafrica dove ha accumulato un patrimonio miliardario. Nel 2013 Palazzolo, che si faceva chiamare Von Palace Kolbatschenko, venne estradato dalla Thailandia perché ricercato in campo internazionale dai primi anni '90 a causa di una condanna a nove anni per concorso in associazione mafiosa che doveva scontare. Condanna parzialmente espiata in carcere prima dell'affidamento in prova. Inserito per 20 anni nei meandri dei traffici internazionali di droga e e del contrabbando di sigarette per conto di Cosa nostra ha accumulato un vero tesoro: 70 proprietà tra Sudafrica e Namibia, quasi tutte intestate a un trust, per un valore di oltre 37 milioni di euro. Poi avrebbe acquistato sette giacimenti di uranio, del valore di tre miliardi e mezzo.
Un altro boss è Giuseppe Fidanzati, nipote di Stefano Fidanzati, altro uomo di spicco di Cosa Nostra, che ha mostrato interesse a realizzare affari legati al superbonus 110. Infine c’è Giuseppe Corona, noto per le scommesse, è stato recentemente scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare, suscitando polemiche. E nelle ultime ore ora è arrivata anche la notizia di un altra scarcerazione clamorosa, quella del 74enne Raffaele Galatolo. Condannato all’ergastolo per omicidio, Galatolo (noto per eliminare le sue vittime strangolandole) ha riottenuto la libertà per buona condotta, o almeno così riferisce La Repubblica in un articolo di oggi a firma di Salvo Palazzolo. Boss dell’Acquasanta, negli anni Ottanta faccia piazza pulita dei rivali di Totò Riina nella casa di vicolo Pipitone, nota per essere luogo oscuro di esecuzioni e di summit tra boss e pezzi deviati dello Stato. Tutte trame di cui il killer mafioso è a conoscenza. Il tribunale di Napoli gli ha concesso di uscire di Secondigliano per andare a lavorare e talvolta fa ritorno a Palermo in permesso premio. Galatolo è custode di segreti inconfessabili che non ha mai rivelato agli inquirenti. La sua scarcerazione è destinata, come le altre, a suscitare scandalo. Il primo a scagliarsi contro questa serie di scarcerazioniè Antonello Cracolici, presidente della commissione antimafia all’Ars. “La scarcerazione di boss che erano al regime del 41bis e per i quali ci sono voluti anni di indagini è inaccettabile”, ha affermato. “A quante scarcerazioni in attesa di giudizio dobbiamo assistere ancora? Lo chiedo al ministro (Carlo Nordio, ndr), dato che diversi cavilli tecnico-giuridici stanno permettendo fatti che creano inquietudine nell'opinione pubblica e che sono aggravati dal silenzio di tutte le istituzioni. Così la lotta alla mafia diventa inutile e stucchevole, arrivando a essere una forma di propaganda e mera retorica".

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Scarcerazioni per decorrenza dei termini: molti mafiosi scarcerati

Colpito clan della Noce a Palermo. Boss di Cosa Nostra scarcerati tornati al comando 

Il ''re'' del riciclaggio Vito Roberto Palazzolo è tornato in libertà

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos