Per il Tribunale di Napoli, lo strangolatore dell’Acquasanta è un “detenuto modello”
Raffaele Galatolo, 74 anni, un nome che ha lasciato il segno nella storia di Cosa nostra, torna alla ribalta. Con la sua condotta ha convinto il tribunale di Napoli che lo ha dichiarato "detenuto modello" e gli ha consentito di ottenere permessi premio per uscire dal carcere di Secondigliano. A dare la notizia è stato Salvo Palazzolo sulle pagine di Repubblica Palermo, aggiungendo che da qualche tempo Raffale Galatolo torna a Palermo. Si tratta di uno dei fratelli dell’Acquasanta, responsabili della famigerata "camera della morte" in vicolo Pipitone, dove erano soliti uccidere i nemici di Totò Riina. Negli anni ’80 Vicolo Pipitone (o “Fondo”) rappresentava il centro catalizzatore del "mandamento" di Resuttana. Era il luogo dei summit e degli affari, ma anche il luogo in cui i Madonia “intrattenevano rapporti con esponenti dei Servizi di sicurezza (da Bruno Contrada ad Arnaldo La Barbera sino a Giovanni Aiello)”, come è emerso dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia sentiti durante il procedimento che indaga sul duplice delitto dell’agente di Polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio (incinta), uccisi il 5 agosto ’89, a Villagrazia di Carini. In altre parole, Vicolo Pipitone era il cuore nevralgico della holding del mandamento mafioso dei Galatolo e dei Madonia. Galatolo non è l'unico mafioso ergastolano che, di recente, ha ottenuto benefici simili: anche Paolo Alfano, ex boss di Corso dei Mille, è ora un "detenuto modello" nel carcere di Parma come ha raccontato Repubblica nei giorni scorsi.
Con la morte di Vincenzo Galatolo, fratello di Raffaele e capo mandamento, avvenuta circa un anno fa, Raffaele è diventato il membro di maggior peso nella famiglia. Tuttavia, il suo ritorno a Palermo è destinato a riaprire vecchie ferite. Come ha sottolineato Palazzolo, Palermo è già in fermento per l'uscita dal carcere di altri esponenti storici della mafia, come Franco Bonura e Gaetano Savoca, sebbene non tutti siano riusciti a rifarsi una vita fuori. Michele Micalizzi, un altro boss, è stato nuovamente arrestato.
Il 30 novembre 1982, Raffaele Galatolo partecipò personalmente all’assassinio di Giuseppe Lauricella, uno dei fedelissimi del boss Rosario Riccobono. Di quel massacro il pentito Marco Favaloro disse: “Quando arrivai in Vicolo Pipitone trovai Nino Madonia, Gaetano Carollo, Vincenzo e Raffaele Galatolo. Stavamo aspettando che Pino Galatolo portasse Lauricella con una scusa. Mi giro e vedo due sacchi neri, in uno c’era il corpo di Gambino, in un altro quello di Cosenza. Ne sono certo perché si vedevano le teste”. Poi, arrivò Lauricella. “Gli altri erano seduti attorno al grande tavolo, mi avevano detto di prenderlo per il polso. E appena l’ho fatto si sono buttati tutti addosso a lui, gli hanno messo la corda al collo e l’hanno strangolato”.
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