La Corte d'appello di Palermo ha ridotto le pene agli imputati del processo "Anno zero", celebrato col rito abbreviato contro la mafia del Trapanese e i presunti fiancheggiatori del boss stragista Matteo Messina Denaro. Poiché il processo deve continuare, i giudici hanno ordinato la scarcerazione di dieci imputati, dopo avere preso atto del decorso dei termini massimi di custodia cautelare, dato che erano ininterrottamente detenuti dal 19 aprile 2018 (giorno degli arresti), dunque da sei anni e mezzo. La Corte palermitana ha deciso su rinvio della Cassazione, che aveva chiesto la rivalutazione di un'aggravante, quella del reimpiego dei profitti dell'attività criminosa in forme di investimenti leciti. Dopo la sentenza di oggi è possibile un ulteriore ricorso alla Suprema Corte e nell'attesa gli imputati che non hanno altre condanne possono restare a piede libero.
La scarcerazione è stata decisa per Nicola Accardo, Paolo Bongiorno, Filippo Dell'Aquila, Angelo Greco, Calogero Guarino, Vincenzo La Cascia, Giuseppe Tilotta, Antonino Triolo, Raffaele Urso e Andrea Valenti. A Urso è toccata la pena più alta: lui, che è di Campobello di Mazara (Trapani), dovrà scontare 11 anni e 2 mesi; Accardo, boss di Partanna (Trapani) ha avuto 10 anni, cinque in meno della precedente condanna; La Cascia, anche lui di Campobello, 9 anni e 8 mesi, con uno sconto di tre anni rispetto al precedente giudizio di appello; Filippo Dell'Aquila 8 anni e 8 mesi (erano stati 12); Guarino, Triolo e Giuseppe Tilotta 8 anni a testa (erano stati 11 anni per il primo, 11 e 4 mesi per gli altri due); Andrea Valenti scende da 8 anni a 7 e sei mesi; Greco e Bongiorno 6 anni ciascuno (erano stati rispettivamente 8 e 7 anni e due mesi). Condanna confermata (un anno e 10 mesi) per un imputato minore, Bartolomeo Tilotta. Nel processo era imputato (nella parte andata in ordinario) anche il cognato di Messina Denaro, Gaspare Como, per un periodo reggente del mandamento di Castelvetrano (Trapani) al posto di Messina Denaro, originario dello stesso paese, catturato dopo trent'anni di latitanza il 16 gennaio 2023 e morto in carcere all'Aquila il 25 settembre successivo.

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