La morte del sindacalista scomodo interessava anche a Bernardo Provenzano. Cosa Nostra lo uccide la sera dell’8 ottobre 1998
E’ stata chiusa l’inchiesta riguardante la morte di Domenico Geraci (in foto), detto Mico, il sindacalista che aspirava a diventare sindaco di Caccamo e che si era schierato apertamente contro la mafia. Geraci fu ucciso da Cosa Nostra l’8 ottobre 1998. Le autorità, 26 anni dopo l’assassinio, sono riuscite a identificare i mandanti del delitto: i fratelli Pietro e Salvatore Rinella, boss della cosca di Trabia. Ora si attende che la Procura chieda il rinvio a giudizio. Geraci, durante la sua attività di sindacalista, non ha esitato a denunciare pubblicamente i comportamenti mafiosi, tanto da attirare su di sé le ire della mafia, che lo considerava ormai “fuori controllo”. Per questo motivo, fu ucciso mentre rientrava a casa. Gli esecutori materiali del delitto sarebbero stati due uomini, Filippo Lo Coco e Antonino Canu, entrambi assassinati successivamente. Solo di recente, grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, il caso ha finalmente trovato una svolta. Le testimonianze di Emanuele Cecala, Andrea Lombardo e Massimiliano Restivo hanno infatti consentito di ricostruire gli eventi e identificare i mandanti dell’omicidio. Stando alle loro dichiarazioni, l’assassinio sarebbe maturato in seno a una questione che, all’epoca dei fatti, “interessava a Bernardo Provenzano”. Dopo aver subito una serie di minacce e intimidazioni, che andavano dall’auto bruciata alla consegna dei fiori che ne preannunciavano la morte, Geraci fu ucciso in piazza Zafferana, a Caccamo, con sei colpi di fucile. Sua moglie e suo figlio Giovanni sentirono gli spari e riuscirono persino a intravedere gli assassini, annotando alcuni dettagli riguardanti l’auto utilizzata dai killer. Tuttavia, nonostante gli elementi forniti dalla famiglia, le indagini non sono mai riuscite a portare a una risoluzione finale. Nel 2002, un altro pentito di mafia vicino a Provenzano, il boss Nino Giuffrè, ammise di essere coinvolto in diversi crimini, ma non in quello del sindacalista. Riuscì comunque a indicare che l’omicidio era stato chiesto direttamente da Bernardo Provenzano a causa delle continue denunce portate avanti da Geraci contro alcuni uomini di mafia. Queste denunce avrebbero causato diversi problemi, impedendo di fatto l’ottenimento di alcuni contributi economici. Grazie alle testimonianze di Cecala e Lombardo, si è stabilito che i fratelli Rinella fossero i mandanti dell’omicidio. Cecala ha sottolineato come la decisione di eliminare Geraci fosse legata anche a questioni di natura politica, probabilmente collegate proprio alla sua candidatura a sindaco.
Fonte: Palermo Today
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