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Sono passati 34 anni da quando, il 21 settembre 1990, Rosario Livatino venne assassinato dalla mafia. Il magistrato stava raggiungendo il tribunale di Agrigento quando fu brutalmente ucciso da un commando mafioso. La sua figura resta un simbolo di giustizia e integrità, esemplare per il suo impegno nel contrastare le cosche mafiose, in particolare la Stidda.

Nato e cresciuto a Canicattì, Livatino si laurea in Giurisprudenza a soli 23 anni a Palermo e intraprende una carriera magistrale che lo porta prima a Caltanissetta e poi ad Agrigento. Nel corso della sua attività, il giudice diviene un nemico giurato della criminalità organizzata, soprattutto nella provincia agrigentina, dove le forze mafiose erano in ascesa.

Il giorno del suo omicidio, il magistrato percorreva come ogni mattina la "statale 640" senza alcuna scorta. Al chilometro 10, la sua Ford Fiesta rossa fu speronata dal veicolo dei killer. Tentò una fuga disperata, lanciandosi in una scarpata, ma fu raggiunto e assassinato. La sua morte rappresentò un tragico colpo inferto alla giustizia italiana.

Papa Francesco ha più volte sottolineato l'importanza del suo esempio, descrivendolo come un modello non solo per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto. Livatino incarnava la coerenza tra la sua fede cristiana e il suo impegno professionale, caratteristiche che lo hanno portato alla beatificazione il 9 maggio 2021. Le sue parole - "Dinanzi all'Eterno non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili" -, riflettono una visione profonda della giustizia e della responsabilità morale.

Le testimonianze raccolte durante il processo che ha portato alla condanna degli assassini di Livatino hanno rivelato che il magistrato fu ucciso per la sua inflessibilità nel combattere le attività criminali. Tra queste testimonianze spicca quella di Pietro Nava, un imprenditore che assistette all'omicidio e le cui dichiarazioni furono fondamentali per l'arresto dei responsabili. Tra i pentiti vi fu Gaetano Puzzangaro, uno dei sicari, che contribuì alla causa di beatificazione del giudice, avviata nel 2011 e conclusasi nel 2018.

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