Depositate le motivazioni della sentenza che ha inflitto 14 anni di carcere a “Rosetta”, sorella di Matteo Messina Denaro
“Rosalia Messina Denaro è una ‘donna di mafia’ non solo e non tanto perché nata, cresciuta e vissuta in una famiglia mafiosa, ma perché, con adesione consapevole e indiscussa alle regole del sodalizio, ha svolto con continuità e avvedutezza, per un lungo periodo, un importante ruolo all’interno dell’organizzazione”. Lo ha scritto nero su bianco il giudice per le indagini preliminari (gip) di Palermo nella condanna di 14 anni di carcere, con rito abbreviato, inflitta il 12 luglio a Rosalia Messina Denaro, sorella del boss stragista Matteo Messina Denaro. Difatti, il giudice ha stabilito che la sorella del boss di Cosa Nostra, deceduto il 25 settembre 2023 nell’ospedale dell'Aquila in seguito a una grave forma di tumore al colon, ha svolto un ruolo “pieno, effettivo e duraturo” all’interno dell’associazione mafiosa, manifestando piena e incondizionata aderenza alle regole di Cosa Nostra, e cioè a una precisa scelta di vita criminale fondata sul rifiuto dello Stato e delle sue leggi. La prova della sua adesione consapevole e incondizionata a Cosa Nostra va ben oltre il legame di sangue. Rosalia Messina Denaro ha scelto, infatti, di aderire consapevolmente e senza discutere alle regole della mafia, svolgendo ruoli importanti per un lungo periodo. Ha manifestato la sua mentalità emblematica attraverso diversi pizzini, nei quali ha espresso le sue considerazioni sulle azioni degli investigatori, che a suo dire erano persecutori di suo fratello.
Il ruolo operativo all’interno di Cosa Nostra
La sorella del boss stragista, arrestata dai carabinieri del Ros il 3 marzo 2023 con l'accusa di associazione mafiosa, non si limitava a trasmettere i “pizzini”, ma era anche una destinataria diretta delle disposizioni da eseguire. Compiti che a volte venivano svolti anche dai fratelli Salvatore e Patrizia Messina Denaro - Rosalia è la maggiore delle quattro sorelle di Messina Denaro -, dal marito Filippo Guttadauro, condannato per associazione mafiosa e attualmente detenuto al 41bis, e dai cognati. Arrivando a svolgere un ruolo centrale in seno al sistema di comunicazione riservata per il fratello durante i lunghi anni di latitanza. Per questo motivo, secondo il gip, la donna è stata “una collaboratrice di assoluta fiducia”. Una vera “protagonista del sistema collaudato e riservato di veicolazione delle comunicazioni da e verso il latitante, non limitandosi peraltro a trasmettere materialmente i pizzini, ma essendo diretta destinataria delle disposizioni da eseguire, anche riguardanti richieste a terzi”. Inoltre, avrebbe svolto “una serie di importanti operazioni economiche, in entrata e in uscita, corredate da sigle, indicazioni, minuziose rendicontazioni finanziarie che appaiono incompatibili con un’attività di rendicontazione di importi legittimamente acquisiti e utilizzati per far fronte a spese personali e familiari in senso stretto”. In vero, Rosalia Messina Denaro ha avuto anche il compito di gestire il “fondo riservato”, continuamente alimentato, “da utilizzare non solo per il fratello latitante e per sostenere spese personali, anche voluttuarie, ma anche per la distribuzione di denaro a terzi”.
Fonte: Live Sicilia
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