Nel 2018 il boss sarebbe stato aiutato da Antonio Nicoletti per alcune visite oncologichea Roma. Blitz a Mazara del Vallo, la Dda alla ricerca di un covo
Antonio Nicoletti, figlio di Enrico Nicoletti, l’ex cassiere della banda della Magliana avrebbe favorito la latitanza romana del boss stragista di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. La circostanza viene riportata nell'informativa dell'inchiesta 'Assedio' della Dda di Roma.
Il boss deceduto nel reparto detentivo dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, pochi mesi dopo la cattura, avvenuta da parte dei carabinieri del Ros, dopo 30 anni di superlatitanza, si sarebbe recato di nascosto a Roma per essere sottoposto ad alcune visite oncologiche in un ospedale della Capitale. Nicoletti Jr. in una intercettazione ambientale captata a luglio del 2018, dagli investigatori del centro operativo della Dia di Roma diceva: N "Oh, ma ti ricordi quel giorno con chi mi sono incontrato io? .. Ma te lo ricordi o no?.. con quello la.. Io mi ci sono incontrato… proprio con lui personalmente. Oh, dentro ad un ospedale sei mesi fa..". "Le parole del Nicoletti" - scrivono ancora gli inquirenti dell'Antimafia, "sono ulteriormente rafforzate da quelle del figlio Enrico il quale sottolineava come conoscessero "chi lo porta a spasso… quello di Castelvetrano". Scrivono ancora gli investigatori: "Ma il dato maggiormente contestualizzante, è tuttavia fornito proprio dalla descrizione spazio-temporale che il Nicoletti fornisce dell'incontro con Messina Denaro. E' fondamentale, in tal senso, sottolineare come la principale capacità attraverso la quale Nicoletti Antonio consolida la propria rete relazionale di cointeressenze è soprattutto legata alla Sanità. Ed infatti, le incredibili aderenze che ha ai massimi livelli in tutte le strutture sanitarie della Capitale, consentono al Nicoletti di essere un'inesauribile sponda e collettore di favori".
Perquisizioni a Mazara del Vallo, Ros e Sco a caccia del covo del boss
Intanto, nel trapanese, in un complesso residenziale di Mazara del Vallo, la Dda di Palermo ha disposto perquisizioni. L'attività investigativa, svolta dalla polizia e dai carabinieri, rientra nelle indagini sulla rete dei fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Il provvedimento nasce dagli accertamenti dello Sco che hanno consentito di ricostruire gli spostamenti del capomafia in un'area di Mazara nei mesi precedenti all'arresto. L'attenzione si è concentrata su un complesso residenziale in cui si ritiene che Messina Denaro abbia avuto la disponibilità di un immobile o di un eventuale "covo riservato" ancora non individuato.
La Dda di Palermo, coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, ha disposto la perquisizione e il controllo di tutti i garage del complesso residenziale, situato in centro città in via Castelvetrano al 45/C, e una ispezione dei luoghi per verificare se alcune chiavi trovate al latitante e ai suoi fiancheggiatori aprano appartamenti e locali della struttura. Presenti, insieme a poliziotti e carabinieri, anche i sostituti procuratori Pierangelo Padova e Bruno Brucoli.
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Mutolo: ''La cattura di Messina Denaro è una messinscena. Il covo? Ripulito sapientemente''