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I verbali dei pm: "A noi Messina Denaro si era presentato come Andrea Bonafede"

I medici indagati per favoreggiamento aggravato nell'ambito dell'inchiesta sulla rete dei fiancheggiatori che hanno aiutato Matteo Messina Denaro durante la latitanza sono il gastroenterologo ed endoscopista di Marsala Francesco Bavetta e il chirurgo Giacomo Urso.
Entrambi i professionisti ebbero in cura l'allora latitante nell'autunno del 2020. Bavetta è lo specialista che il 5 novembre di quattro anni fa diagnosticò al capomafia il cancro al colon attraverso una colonscopia.
Urso, invece, è il chirurgo che a soli quattro giorni dalla diagnosi di Bavetta, operò il capomafia.
I professionisti, però, hanno dichiarato ai magistrati di Palermo di aver saputo della vera identità del boss solo dopo il suo arresto.
"A noi si è presentato come Andrea Bonafede", hanno detto durante l'interrogatorio. I verbali sono stati depositati agli atti del processo di un terzo medico: Alfonso Tumbarello, arrestato e poi finito a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Per mesi Tumbarello avrebbe scritto ricette e prescritto esami al latitante malato di cancro, sapendo esattamente, secondo i pm, chi fosse. La Procura, che ha già individuato e fatto condannare una serie di complici del capomafia, ha accertato che Messina Denaro venne indirizzato e forse accompagnato di persona da Giovanni Luppino (l'imprenditore poi arrestato con il capomafia) da Bavetta per sottoporsi a una colonscopia di urgenza il 5 novembre del 2020. A Luppino, che si è preso cura del padrino per anni portandolo anche a Palermo per la chemioterapia, è stato trovato un biglietto col nome di Bavetta, medico a cui l'autista del boss si era rivolto per sé già nel 2019. Lo stesso Messina Denaro ha confermato che fu Luppino a indicargli il nome del professionista.
"Il quadro di connivenze in favore di Matteo Messina Denaro fuori e dentro le strutture sanitarie, sta assumendo dimensioni allarmanti e imporrà ulteriori approfondimenti che saranno svolti in un contesto che fino a ora non ha mostrato alcuno spirito collaborativo", scrissero i pm di Palermo nella richiesta di misura cautelare che, mesi fa, portò all'arresto di un altro esponente della sanità: il tecnico radiologo dell'ospedale di Mazara del Vallo, Cosimo Leone, indagato insieme all'architetto Massimo Gentile, il professionista che preso l'identità al boss, e a un terzo favoreggiatore. Al momento le presunte collusioni nell'ambiente medico scoperte, oltre a quelle ipotizzate e tutte da verificare a carico di Bavetta e Urso, sono due: oltre al medico curante del padrino, Alfonso Tumbarello, Leone, che avrebbe aiutato il capomafia dopo la diagnosi del tumore chiedendo di cambiare turno e facendo coincidere la sua presenza in ospedale con gli accertamenti diagnostici subiti dal capomafia e informando costantemente della salute del paziente un altro fiancheggiatore, Andrea Bonafede.

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