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Respinto il ricorso del boss di Resuttana, nonché uomo di fiducia di Riina e vicino ai servizi, contro la proroga del carcere duro

La Cassazione ha avallato la decisione del Tribunale del riesame che aveva bocciato il reclamo contro il regime speciale, sulla base di indagini investigative, delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di sentenze. Per questo motivo, il boss del mandamento di Resuttana Antonino Madonia resta al 41-bis.
Ne ha dato notizia Il Sole 24 Ore, che ha riportato come, secondo i giudici, vi sono atti più che affidabili dai quali emerge l’attuale operatività della famiglia mafiosa di Resuttana sul territorio e, in generale, di Cosa nostra. Da qui il pericolo concreto che il boss, una volta allentati i controlli in virtù del passaggio a un regime penitenziario ordinario, possa nuovamente riallacciare i contatti con l’organizzazione criminale di cui è stato al vertice per molti anni. Nino Madonia è autore di stragi e delitti eccellenti, oltre che soggetto implicato in molti misteri d’Italia e uomo di fiducia di Totò Riina.


I Madonia, un potere indiscusso

Entrati a far parte del “gotha” di Cosa nostra all’inizio degli anni ’70, i Madonia si affermano nella zona di Resuttana quando viene meno la generazione mafiosa precedente in conseguenza della prima guerra di mafia, durante la quale, in particolare, furono interessate le zone di San Lorenzo e Acquasanta. Una guerra che ebbe come conseguenza l’epurazione di una serie di soggetti ritenuti pericolosi per i corleonesi e l’avanzare da parte di quest’ultimi verso Palermo. “Una pulizia etnica, più che una guerra”, per richiamare un’affermazione del sostituto procuratore nazionale antimafia Domenico Gozzo. Nel tempo i Madonia sono entrati nella cerchia ristretta dei fedelissimi di Totò Riina. Il “Capo dei capi” parlava diffusamente di loro. Riina ebbe subito un occhio di riguardo per Nino Madonia, definito dallo stesso come un soggetto "potentoso", perché ritenuto il più pericoloso tra i fratelli. Godeva della piena fiducia di Riina al punto da essere “autonomo” anche se fedele.
Di recente, il boss di Resuttana è stato condannato all’ergastolo dalla 2° sez. della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini. Un troncone processuale parallelo a quello in corso con ordinario per il duplice omicidio Agostino-Castelluccio, che vede sul banco degli imputati Francesco Paolo Rizzuto, sedicente amico d’infanzia dell’agente di polizia assassinato (accusato di favoreggiamento) e il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato in concorso.


Un killer di Cosa nostra vicino ai servizi

All’interno della famiglia mafiosa, Nino Madonia si fa notare fin da giovane età con alcuni attentati dinamitardi. Figlio “d’arte” di Ciccio Madonia, nella sua storia ci sono gli intrecci tra mafia e servizi segreti, con rapporti intrattenuti anche durante il fallito golpe Borghese.
Sono molti i delitti eccellenti e le stragi che portano la sua firma: dall’uccisione del segretario del partito comunista Pio La Torre, a quella del generale Carlo Alberto dalla Chiesa;  dall’attentato in cui morirono il giudice Rocco Chinnici, i due carabinieri di scorta e il portiere di uno stabile, all’omicidio del Vice Capo della Squadra Mobile di Palermo Ninni Cassarà, assassinato insieme all’agente di polizia e suo collaboratore Roberto Antiochia.
Per non parlare della strage di Pizzolungo, con cui si voleva uccidere il giudice Carlo Palermo - rimasto illeso -, ma che costò la vita a Barbara Rizzo e ai suoi gemellini, Giuseppe e Salvatore Asta.
Il nome di Nino Madonia compare anche nelle indagini sull’omicidio del presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella (anche se non è mai stata appurata la sua responsabilità in via definitiva) e sul fallito attentato all’Addaura contro il giudice Giovanni Falcone.
Il suo ruolo cruciale accanto a Totò Riina era da un lato dovuto al suo essere un killer dall’altro in quanto figura chiave in grado di avere importanti rapporti con apparati dei servizi e gli organi di polizia. Un legame che si evince anche dalle testimonianze di collaboratori di giustizia come Francesco Di Carlo ed Oreste Pagano che, nel corso del “Processo Agostino”, hanno parlato dei “rapporti ad alti livelli” dei Madonia.

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