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Oggi voglio parlare della corruzione, nella considerazione che nello sciagurato anno che sta per lasciarci – con un’ingombrante coda di pandemia, guerra, nuovo governo, PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) – la corruzione ha comunque continuato a vivere serena e indisturbata; anzi approfittando il più delle volte, delle situazioni di emergenza che i citati fenomeni hanno procurato.
La corruzione si afferma ogni giorno di più e s’infiltra nelle attività economiche del Paese, mantenendosi invisibile... però tutti sanno della sua esistenza e di potere contare su di essa nei momenti in cui necessita una spinta per ottenere gli obiettivi aspirati. La corruzione è penetrata nel mondo degli affari, della finanza, delle professioni, della privata imprenditoria, della pubblica amministrazione. Senza contare del peso che assume nel mondo politico, molto incline a stringere patti ed alleanze in attività di scambio di favori. E’ un espediente di vera e propria penetrazione delle mafie nelle istituzioni.
La corruzione è uno strumento invisibile, disciplinato; è fatto di regole, ancorché non scritte ma sicuramente conosciute da chi ne ha interesse a farvi ricorso; quelle regole che possono essere richiamate anche soltanto da uno sguardo, da una sola parola. Ma all’origine di tutto ciò c’è sicuramente l’intimidazione, la violenza psicologica.
Dice Roberto Scarpinato che abbiamo un ceto politico che, dopo il crollo della prima repubblica ha progressivamente emanato una serie di leggi che hanno impedito il contrasto giudiziario alla corruzione che rimane sostanzialmente impunita.
Essa è divenuta uno strumento essenziale per le mafie con lo scopo di conseguire fini illeciti, per controllare il territorio, per tenere in stato di sudditanza i vari uffici della pubblica amministrazione che avranno il compito di saltare ostacoli, di aggirare le norme. Si pensi a tutti i Comuni d’Italia che sono “sciolti per mafia”; come è avvenuto, ad esempio, per il Comune di Bompensieri, un piccolissimo paesino in provincia di Caltanissetta che conta soltanto cinquecento abitanti; il Consiglio dei Ministri lo ha sciolto per collegamenti con il mondo della criminalità organizzata. Cito questo Comune solo per rilevare come neanche le piccole comunità si sottraggono alla libidine del malaffare. Ma potrei citare altri casi ben più importanti: è stato sciolto per mafia il Comune di Vittoria in provincia di Siracusa, che vanta il mercato ortofrutticolo più importante del sud-Italia; solo che, all’interno del mercato si è scoperta l’esistenza di traffico di armi e stupefacenti ma anche l’imposizione delle ditte che avrebbero provveduto al confezionamento dei prodotti ortofrutticoli.
Ci sono Comuni che hanno subìto lo scioglimento più di una volta; circostanza che sta ad indicare l’irredimibilità di quella gran parte della Pubblica amministrazione e del ceto politico, dedita all’illecito e che costituisce il vero radicamento del fenomeno corruttivo sul territorio.
Dunque la corruzione è un fenomeno composito, che si presenta sotto diverse forme: si può fare riferimento a tutte le forme di malfunzionamento della pubblica amministrazione a causa dell’uso privatistico delle funzioni pubbliche. Rientrano in questo quadro non solo i reati corruttivi veri e propri (artt. 318-332 bis codice penale) ma anche quelli che derivano da condotte di pubblici funzionari infedeli che allo scopo di procurarsi benefici personali, commettono comportamenti illeciti e pertanto mettono in difficoltà il buon funzionamento della macchina pubblica.
Uno studio approfondito della materia ha evidenziato la presenza di due tipi di rilevatori che si basano, uno, sulla percezione del fenomeno (CPI: Corruption Perception Index) e il secondo sulle indicazioni amministrative impiegate per accertare gli indici di mutazione dei reati corruttivi nel tempo e nello spazio. Transparency International ha calcolato che l’Italia, con riguardo alla “corruzione percepita”, si trova in zona più prossima ai paesi emergenti piuttosto che a quella dei paesi membri dell’OCSE. D’altro canto, non potrebbe essere diversamente se il segno più tangibile della lotta alla corruzione è l’Alto Commissario contro la corruzione, il quale è alle dirette dipendenze funzionali della presidenza del Consiglio; conseguentemente non può vantare quel principio d’indipendenza dal potere politico che dovrebbe avere qualunque Autorità.
Indro Montanelli diceva che per stroncare la corruzione occorre cambiare gli italiani. E’ un’affermazione tanto vera quanto amara perché vorrebbe dire che la corruzione risiede geneticamente nella cultura degli italiani e pertanto sarà più difficile debellarla.
La domanda che molti si pongono è: perché dobbiamo combattere in tutti i modi la corruzione? Il pensiero comune è che, tutto sommato, un po’ di corruzione non guasta; che serve a lubrificare i meccanismi del mercato. Questa è una tesi assolutamente malsana perché, vivendo nell’era della globalizzazione, la corruzione costituisce una delle peggiori degenerazioni del mercato, un reale impedimento alla crescita economica. E comunque, al di là degli aspetti di natura etica, non può sfuggire che la corruzione abbia un costo progressivamente in aumento quando diventa così pervasiva da rientrare – quasi a buon diritto – nella normalità. Cioè quando la collettività che opera nella società civile finisce per ritenere che la corruzione sia uno strumento utile per semplificare le procedure aggirando le regole.
I costi della corruzione sono una delle principali concause del dilagare del fenomeno; e non parliamo solamente dei costi percepibili, quelli di natura strettamente economica che si possono valutare quantitativamente ma anche i costi sottintesi ed impliciti come ad esempio, la credibilità della politica, la fiducia nelle istituzioni, la garanzia di indipendenza della magistratura: sono quei costi che si chiamano “beni intangibili”, quei beni cioè che non si possono misurare perché sono immateriali, astratti, impalpabili.
Da cittadino, devo auspicare che questo nuovo governo, con la sua maggioranza, voglia e sia nelle condizioni di intervenire nella legislazione con buone norme che mettano la magistratura e le forze investigative nelle condizioni di combattere seriamente il fenomeno corruttivo.
Ma sarà così?

(Ispirato e tratto dal libro di Elio Collovà “Mafia egemone” edizioni “Albatros” 2020)

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