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“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda” diceva Peppino Impastato, “e noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente”.
Sono passati 42 anni da quando, quella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978, Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia facendogli pagare il conto di un giornalismo fatto di denunce senza paura. Eppure sembra che la previsione preannunciata abbia ormai invaso le strade, gli uffici e le case delle nostre città. Sembra che tutto si stia dirigendo verso una totale arresa nell’accettare l’inaccettabile, rendendo cosa normale la corruzione, la connivenza dello stato con le mafie e le mafie stesse. Eppure si respira un’aria nuova, un’aria di fresca rivoluzione, che vuole cambiare una volta per tutte le cose, poiché stanca dei tanti martiri, morti inutilmente per una società che non risponde, finiti nel dimenticatoio di coscienze addormentate e sprofondate in una pericolosa pigrizia all’opporsi al marciume che corrode la bellezza ed il futuro. Ed è quest’aria che vogliamo respirare, è questa fresca brezza che profuma di rinnovamento al giusto che vogliamo diffondere. Vogliamo dire e gridare, come fece Peppino Impastato, che la mafia è una montagna di merda, e che a noi la merda non ci piace. Vogliamo spargere questo virus benevolo in ogni angolo delle nostre città, nelle nostre scuole, nelle nostre case, e nelle nostre istituzioni, poiché il mondo appartiene a noi, ed è nostro dovere costruire una società nuova, giusta, pulita e che profumi di giovane resistenza. Siamo qui, e saremo qui fino alla fine, perché non ci siano nuovi martiri, e perché ci possa essere un futuro sano, senza più false democrazie, senza più politici mendaci e conniventi, che promettono “bene” e “trattano” male. Siamo noi giovani il mondo nuovo, determinati e consapevoli che andremo a fondo a tutti i costi, e che ci fermeremo solo quando avremo raggiunto l’obiettivo. Falcone diceva sempre “la mafia non è tanto la gente che ti spara, ma soprattutto quella che ti emargina, quella che ti lascia solo”. Non sappiamo se ci saranno ancora martiri, non sappiamo se un giorno sconfiggeremo definitivamente le mafie, ma abbiamo delle certezze indissolubili e potenti. Ossia che, più nessuno verrà lasciato solo, più nessuno verrà emarginato, poiché noi non lo permetteremo, noi ci opporremo con tutto noi stessi. Non c’è più tempo per titubare, non c’è più posto per la passività e l’imparzialità, è ora di schierarsi, è ora di divenire noi stessi la bellezza che vorremo. Lotta, resistenza e giustizia. Noi non ci fermeremo, e questa è una promessa.

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