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Accogliendo l’istanza partita dagli studenti, il 6.6.2022 il Consiglio d’Istituto del Liceo Scientifico Santi Savarino di Partinico ha deciso di avviare l’iter per il cambio di denominazione e ha proposto, in alternativa all’attuale, il nome di “Istituto d’istruzione superiore statale Felicia e Peppino Impastato”.
Sin dal primo momento, in verità da molto prima, esattamente dal 25 febbraio 2022, era cominciata la controffensiva di alcuni settori del paese in parte legati alla destra più conservatrice, in parte agli amici degli amici e in parte ai leoncini da tastiera, nei confronti di una scelta che è di competenza del Consiglio d’Istituto, la cui componente di genitori, alunni, docenti e non docenti è formata nella sua quasi totalità da partinicesi eletti con democratiche elezioni al momento del rinnovo degli organi collegiali.
Al momento mi limiterò a scrivere solo le iniziali dei sapientoni che non hanno mai letto una pagina né un articolo di Santi Savarino, che nulla sanno di tutte le vicende relative alla intestazione del Liceo e soprattutto che volutamente mettono da parte i suoi stretti rapporti con Frank Coppola, uno dei più grandi esponenti della mafia partinicese. Difficile controbattere qualcosa agli ignoranti, proprio perché non offrono alcun argomento, ma solo luoghi comuni, maldipancia e ingiurie, con la pretesa di voler dettare legge e dare ordini e direttive al mondo della scuola, luogo di cultura che non ha bisogno delle sparate di gente che ignora le più elementari nozioni di educazione alla legalità e ai valori educativi di cui una scuola è portatrice. Ove l’intraprendenza e la sfrontatezza di queste persone continuasse, comunicherò i loro nomi e cognomi, almeno quelli che vengono fuori dai profili facebook, che, in qualche occasione sono camuffati, affinché chi legge si renda conto delle persone con cui abbiamo a che fare.

Cominciamo con F.C., il quale scrive: “Con tutto il rispetto, Felicia Bartolotta era una mezza analfabeta, non parlava nemmeno in italiano. Perché intestarle un Liceo?”. Mi permetto di dire a questo F.C. che, da informazioni raccolte, non è che egli fosse una cima scolastica. Che suo padre, pur essendo privo di laurea, ha diretto dignitosamente una biblioteca pubblica per oltre vent’anni. Che Carlo Magno, Gengis Khan, Rasputin, Gasparro Fuscolillo, Antonio Petito, ecc. erano analfabeti, ma che questo non ha impedito loro di aver lasciato un segnale di grandezza. Che il 30% degli italiani è ritenuto, da statistiche ministeriali, analfabeta o semianalfabeta e infine che chi scrive questa stupidata, di Felicia non sa niente, né della sua vita, né delle sue scelte, né dei messaggi trasmessi ai ragazzi delle scuole che andavano a trovarla. Caro F.C., hai perso un’occasione per startene zitto. La tua poco felice battuta andrebbe segnalata a chi ti ha messo nel posto che occupi, per i provvedimenti del caso.


liceo partinico santi impastato


Errato sostenere, come ha fatto S.B. che si tratta de “i soliti quattro contro tutta la comunità”, sia perché non sono “i soliti”, sia perché non sono solo quattro. Non è corretto sostenere che tutta la cittadinanza è schierata a difesa del personaggio che degnamente la rappresenta, poiché esiste buona parte dei partinicesi che approva questa scelta, che si è pronunciata dicendo che “era ora” e che ritiene che l’educazione dei propri figli passa anche dall’esempio che viene dato loro con l’indicazione di un nome che ha una sua storia. La mia stima per S.B. mi impedisce di commentare la frase “la storia non si cancella, si studia”, su cui sono d’accordo, dipende da quello che vuol dire studiare la storia e saperne cogliere i giusti valori. Fosse per me cambierei i nomi di via Principe Amedeo, di via Principessa Elena, di villa Regina Margherita, via principe Umberto, tutti esponenti inutili e senza storia di una monarchia opportunista, spazzata via dal referendum: francamente, io che ho insegnato storia, ignoro quale contributo possano aver dato queste persone alla storia d’Italia o a quella di Partinico. E per tornare al fatto che sia ancora da dimostrare la firma di Savarino al manifesto in difesa della razza, basta solo saper leggere nel documento, la firma c’è, così come c’è la firma di Santi Savarino nella “affettuosa” lettera inviata a Frank Coppola. Ma di cosa discutiamo?

Andiamo a un “intellettuale paesano”, S.D., il quale scrive: “Da ex studente mi rammarica la vostra scelta. E’ da decenni che docenti con il cobalco provavano a cambiare nome e adesso ci sono riusciti, ovviamente spingendo avanti la mandria degli studenti. Negli anni a Partinico avete voluto cancellare molto ma si sa che un paese senza storia è un paese senza futuro. E sinceramente questa retorica dell’antimafia è vomitevole, come se dare il nome di Peppino o Falcone ecc potrebbe mai cambiare il futuro di quella cloaca culturale che è il nostro paese. Tutto in quella terra deve ricordare la mafia, sì perché noi siamo solo quello, siamo degli inutili mafiosi, siamo degli analfabeti mafiosi, vogliamo essere etichettati come mafiosi, forse in fondo ci piace, è l’unica cosa che ci distingue, un marchio di qualità. In fondo chi era questo Santi Savarino? Boh, chi lo sa? Meglio Nomi roboanti (con il massimo rispetto di chi ha fatto la vera antimafia) così siamo tutti più contenuti, siamo tutti più liberi dalla mafia. Siete solo inutile retorica.
Il signor S.D. sicuramente ha visto cose di cui noi comuni mortali non ci siamo accorti, ovvero che il Liceo è pieno di gente col “colbacco”, che è una succursale russa, che i suoi alunni sono tutti pecore che seguono cattivi pastori, che i partinicesi sono tutti analfabeti e mafiosi o filomafiosi e che c’è gente che vuole etichettarli in questo modo. Non ha visto il fez col giummo che sta sulla sua testa e su quella dei suoi amici che hanno aggiunto un “mi piace” alla sua “sparata”. Riconosce che il paese che per quarant’anni ha lasciato in bella esposizione il nome di Savarino è una “cloaca culturale”.


impastato peppino felicia fran ebano


Non si sa a chi si riferisca quando scrive: “Negli anni avete voluto cancellare molto: il passato democristiano, forzista e filofascista dovrebbe essere indicativo. Ignora o fa finta di ignorare che in questo paese, e soprattutto in questa scuola, sono nati e hanno vissuto e hanno insegnato fior d’intellettuali, come Giuseppe Longo, Fra Giuseppe Di Maggio, Leonardo Lo Bianco, Giuseppe Cipolla, Nunzio Cipolla, Salvatore Bonnì, Giuseppe Casarrubea, Nino Amato, Gino Scasso, Gigia Cannizzo, Padre La Rocca, Pasquale Marchese, Vito Cartosio, la poetessa Raffaella Bonura, Vincenzo Galati, Pina Suriano, Toti e Fifo Costanzo, Piero Ciravolo, Nino Amato, Vincenzo Di Trapani, Domenico Scaglione, per non parlare di Danilo Dolci e dei suoi collaboratori, ecc, è un elenco lunghissimo di gente di qualsiasi appartenenza, per non parlare dei vivi.

E infine mi pare poco opportuno ripetere la frase che chi scrive o chi per lui recita nel film “I cento passi”, ovvero che “la mafia ci piace, ci identifica”, poiché quella frase va letta in quel contesto. Secondo il nostro “censore” fare antimafia significa fare retorica, il che è in parte vero, ma non in questo caso: quelli di Peppino e Felicia sarebbero “nomi roboanti”, mentre quello di Santi Savarino sarebbe quello di un qualsiasi nessuno. E anche qua l’invito a studiare le carte, poiché al Liceo esiste un dossier in cui è spiegato bene chi era il personaggio e come ne parlano gli storici. Per quanto riguarda Felicia e Peppino ci ho già scritto 11 libri e, se si avverte il bisogno di documentarsi, qualcuno glielo posso prestare.

Qualche altro, N.N., ha scritto che “sono stati cancellati cinquant’anni di storia”. Una frase roboante che non vuol dire niente. Ricordo e ti ricordo, che la storia non era il tuo forte, che la storia del Liceo non è rappresentata dal nome di Savarino, ma da tutti i suoi docenti, studenti, personale scolastico, presidi, che ci hanno buttato l’anima. Personalmente, quando insegnavo, cancellavo con un colpo di penna da ogni foglio che mi si presentava, il nome di Savarino e non l’ho mai scritto nei miei verbali. Mi rendo conto che vorresti difendere l’operato di un tuo “quasi” parente, ma ti rendo noto che è stato proprio lui, nella sua grande onestà, a dirmi una volta che ignorava i trascorsi di Savarino, altrimenti non l’avrebbe proposto. Tu invece che sai tutto parli di cancellazione di una storia che non conosci e che non hai mai studiato. Che dobbiamo fare?
Continueremo a raccogliere e a esaminare i commenti di questi appassionati filosaveriniani, affinché si rendano conto che non si può accostare la sabbia all’oro per dire che la sabbia vale di più.

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