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Nasce il Coordinamento di associazioni contro l’abuso nella Chiesa cattolica

Gli tsunami sollevati dalle ultime inchieste europee sulla pedofilia all'interno della Chiesa stanno smascherando la gravità e la diffusione di un fenomeno che per secoli si è cercato di tenere nell'ombra.
L'Italia, a differenza di Francia, Germania, Portogallo ed altri paesi europei, non ha mai avviato una commissione di indagine sulla pedofilia dentro la Chiesa Cattolica, nonostante la presenza di quest'ultima nel territorio nazionale sia sostanziale.
La strada battuta fino ad ora sembra essere quella dell'insabbiamento e lo dimostra la grande difficoltà di trovare dati e statistiche dentro e fuori il Vaticano.
Gli ultimi casi d'insabbiamento sono quelli emersi dall'inchiesta di Monaco-Frsinga che hanno visto coinvolto il papa Ratzinger, all'epoca dei fatti arcivescovo. Secondo l'inchiesta, Ratzinger tra il 1977 e il 1982 non sarebbe intervenuto nei confronti di quattro religiosi accusati di abusi, in due casi documentati da tribunali statali. Non furono presi provvedimenti sul profilo ecclesiastico nei confronti dei due preti che avrebbero continuato tranquillamente l'attività pastorale in altri luoghi. Un modus operandi che sembra aver accompagnato per secoli vescovi, arcivescovi e papi della Chiesa Cattolica e che solo ultimamente pare incrinarsi con l'azione di pulizia dichiarata più volte da Papa Francesco.
Ad oggi la denuncia e la raccolta di dati è stata condotta da associazioni indipendenti come Rete l'abuso che, seguendo denunce e segnalazioni, avrebbe individuato 360 casi di pedofilia interni alla Chiesa negli ultimi 15 anni, conteggio che comprende i casi giunti a sentenza e quelli ancora in attesa di giudizio. Circa 160 i sacerdoti o uomini della Chiesa condannati in via definitiva.
Ma questi numeri, come dichiara il fondatore di Rete l'abuso Francesco Zanarditemiamo siano solo la punta dell'iceberg” sotto la quale è doveroso andare a scavare per rendere giustizia alle vittime e impedire il perpetuarsi di questi crimini. Se guardiamo oltreaple, laddove c’è stata la volontà di indagare affondo, i numeri di violenze e molestie sessuali salgono esponenzialmente: in Francia la commissione Ciase (Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa voluta dai vescovi francesi) ha stimato che dal 1950 ad oggi, 330 mila persone sono state vittime di pedofilia nella Chiesa francese, 216 mila a opera del clero. Nel 2018 un rapporto in Germania ha calcolato che 1.670 sacerdoti hanno abusato di 3.677 minori dal 1946 al 2014. Nel nostro Paese i dati potrebbero essere ancora più alti se si considera che “L'Italia ha 30mila sacerdoti in più rispetto alla Francia” ha detto Zanardi nello spiegare la particolarità del caso Italiano.

#ItalyChurchToo: Subito una Commissione d’inchiesta indipendente!
La Cei (Conferenza episcopale italiana) e il Governo italiano non hanno mai avviato un'azione nazionale di monitoraggio e indagine che faccia luce su questo grave fenomeno che viola ogni anno bambini e bambine spesso lasciati soli e impossibilitati a denunciare l'abuso subito.
È evidente la necessità che questo avvenga il prima possibile e che si aprano gli archivi di tutte le diocesi, conventi e monasteri per fare una reale pulizia interna e fermare il perpetuarsi di questi crimini abominevoli contro i minori.
A chiederlo a gran voce è il neonato Coordinamento contro l’abuso nella Chiesa cattolica, un insieme di associazioni e realtà del mondo cattolico e non solo. L’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, Donne per la Chiesa, Voices of faith, Rete l’abuso, Adista, Comité de la jupe, il settimanale Left, Comitato vittime e famiglie e Noi siamo Chiesa sono alcune delle realtà fondatrici che hanno lanciato lo scorso 15 febbraio l'hashtag #ItalyChurchToo invitando Cei e Governo a seguire l'esempio di Francia e altri Paesi.
"Nel contesto della lotta agli abusi perpetrati all'interno della chiesa cattolica - ha spiegato Ludovica Eugenio giornalista, responsabile del settimanale cattolico Adista - hanno deciso di riunire le forze, una serie di associazioni espressione del laicato cattolico, espressione della voce delle vittime, espressione dell'informazione come servizio alla cittadinanza...Vogliamo sollecitare la chiesa cattolica a operare un cambio di mentalità e a fare luce sul passato, a prescindere dal danno di immagine, assumendosi la responsabilità degli abusi, degli insabbiamenti e dell'abbandono delle vittime rimaste senza ascolto e risarcimento".
Sono molte infatti le testimonianze del pesante isolamento e screditamento che vivono le vittime e le loro famiglie dopo le denunce. Tutte le associazioni che formano il coordinamento hanno sollevato la problematica della mancanza di terzietà dei Centri diocesani a tutela dei minori e quindi la necessità di un Osservatorio indipendente. Il coordinamento chiede anche che le vittime e le loro famiglie siano risarcite dei danni subiti.

La Cei si dice disponibile ad una indagine approfondita
All'interno della Chiesa, o almeno di parte di quest'ultima, sembrerebbe esserci la volontà di affrontare questo abominevole fenomeno. Padre Hans Zollner, presidente dell’Istituto di Antropologia della Pontificia Università Gregoriana, a cui papa Francesco ha affidato la prevenzione degli abusi sessuali nella Chiesa ha dichiarato chiaramente, in una intervista alla Stampa, la necessità di avviare indagini indipendenti e portare alla luce i casi e i responsabili una volta per tutte.
A novembre dello scorso anno la Cei per la prima volta ha aperto alla possibilità di una commissione d'indagine interna. La proposta sarebbe stata fatta durante l’ultima assemblea generale straordinaria ma verrà discussa e nel caso ufficializzata nell’assemblea generale che si terrà a fine maggio a Roma, durante la quale sarà anche scelto il nuovo presidente dei vescovi italiani.
La proposta che ad occuparsi dell’inchiesta sia la Chiesa internamente è stata però criticata dal Coordinamento contro l’abuso nella Chiesa cattolica.
Una indagine del genere - ha spiegato Paola Lazzarini, presidente di Donne per la Chiesa - non può essere condotta in prima persona dalla Cei…Per noi la proposta di Bassetti (attuale presidente Cei, ndr) è irricevibile e in questo senso speriamo anche nel prossimo cambiamento ai vertici della Cei”.
Anche secondo Zanardi, l’organismo che sarà incaricato di coordinare le indagini dovrà essere, necessariamente, extra-clericale: “La soluzione non può arrivare dalla Chiesa perché ha dimostrato in casi eclatanti di voler insabbiare e perché, se anche questa Commissione fosse perfetta nessuno le crederebbe per una mancanza di credibilità ormai troppo radicata”.

Il Governo faccia la sua parte
L’altro grande limite evidenziato da Zanardi riguarda invece la legislazione italiana: “Ci siamo rivolti anche al governo perché in Italia, a differenza di Paesi come la Francia o la Germania, c’è un vuoto normativo da colmare: non esiste l’obbligo di denuncia di un pedofilo, se si viene a conoscenza di un crimine. Ed è un problema che riguarda non solo la pedofilia nel clero, ma tutti i crimini pedofili, ne parlavo tempo fa con don Di Noto: la denuncia è possibile solo se arriva dalla vittima o da chi lo rappresenta. Se anche un vescovo decidesse di andare alla polizia per denunciare un prete, non potrebbe farlo, serve la querela di parte”. “Qui si gioca tutto - ha continuato il presidente di Rete l’abuso - bisogna che il legislatore dia questa possibilità di denunciare a tutti cittadini, dal parroco, al catechista a chiunque abbia dei sospetti. Basterebbe solo questo per una svolta” non solo nell’ambito ecclesiastico ma per qualsiasi crimine sessuale contro i minori in Italia.
Non possiamo infatti dimenticare come i reati di violenza sessuale nei confronti di bambini e bambine, oltre i casi interni alla Chiesa, avvengono in moltissimi ambienti impensambili come istituzioni scolastiche, all’interno delle mura domestiche o della cerchia di amici e di come le denuce siano in continuo aumento.
Stando ai dati dell’ultimo Report (ottobre 2021) del Ministero dell’Interno nel primo semestre del 2021 nonostante ci sia stata una riduzione generale del numero dei reati commessi nei confronti dei minori si è registrato un aumento, rispetto al 2020, dei reati di violenza sessuale, violenza sessuale aggravata, pornografia minorile, atti sessuali con minorenne e adescamento di minorenni. I numeri sono allucinanti se si pensa che solo nel primo semestre del 2021 i reati di violenza sessuali nei confronti di minori commessi in Italia sono stati 302, i casi di violenza aggravata 262,  30% in più rispetto l’anno precedente. L’ 87% degli autori di reati contro minori sono di genere maschile e la maggior parte di età compresa dai 35 ai 64 anni. A finire nelle mani di pedofili e aggressori sono principalmente bambine e ragazze soprattutto se si tratta di violenze e atti sessuali (oltre l’88%) mentre se si tratta di adescamento di minori e pornografia minorile anche il genere maschile ne è vittima anche se sempre in percentuali minori (30%) rispetto al genere femminile.
Questi numeri restituiscono uno spaccato abominevole di violenza e perversione nei confronti di bambini/e e ragazze/i che continuano a veder minacciato il loro sviluppo psico-fisico. Un fenomeno che poggia le sue ragioni su una cultura di prevaricazione, possesso, violenza e dominio perverso. I reati sessuali nei confronti di minori, la pedopornografia e i reati connessi sono da considerare il fallimento di una società che non riesce a tutelare e proteggere i bambini/e e i/le giovani ed anzi continua a voler sminuire il fenomeno. Urgono organismi che monitorino il fenomeno e che offrano servizi di assistenza alle vittime. È necessario che il Governo si occupi di questa emergenza a tutti i livelli, con norme adeguate per la tutela dei minori, con interventi sociali ed educativi che contrastino l’educazione violenta e di predominio e con organi preposti alla tutela, al sostegno e all’ascolto dei minori affinchè nessun bambino viva quella solitudine che spesso li ingabbia e consegna nelle mani del pedofilo.
(26 Febbraio 2022)

Tratto da: ourvoice.it

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